Nisida

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mercoledì 20 ottobre 2004

La magnolia di San Martino





 Tavola Strozzi, particolare del Belforte e della Certosa di San Martino

A San Martino, la parte più alta della collina del Vomero c'è il Castel Sant'Elmo, che una volta si chiamava Belforte, e, appoggiata alle mura a sud, c'è la Certosa di San Martino che ospita anche un Museo, dove si possono ammirare antichi presepi napoletani.
Questa zona del Museo è chiamata "il quarto del Priore".
Entrando dal portone d'ingresso e percorsi due cortili, di cui uno ospita le carrozze di Ferdinando e Carolina, si arriva all'esterno, dove si trovano giardini a terrazza, chiamati "la passeggiata dei Monaci".
Tutta la città si snoda ai piedi della Certosa, e dal Castel Sant'Elmo, l'antica piazza d'armi, si ha una visione circolare di tutta la città.
Percorrendo "la passeggiata" si arriva ad un piccolo terrazzo, reso fresco ed ombroso da una grande magnolia e, appoggiata sulla balaustra che corre lungo la scala, una meridiana lunare.
Non ne ha mai vista un'altra, solo in quel luogo.
Durante la pausa del pranzo, quasi ogni giorno con alcuni colleghi, in auto, raggiungevamo la terrazza della magnolia. Ci portavamo dei panini e facevamo colazione, seduti sulle panche di piperno, una pietra lavica, molto diffusa a Napoli come materiale di costruzione. Era un orario tranquillo e il parco silenzioso. I bambini e le baby sitter erano tornati a casa e si potevano sentire i rumori ovattati della città: la sirena di una nave al porto, il motore di un rimorchiatore spinto al massimo, ma traffico niente, non arrivava fin là.
Si sentiva anche il canto del gruppetto di merli che abitavano la magnolia e che a volte scendevano a beccare le briciole delle nostre colazioni.
Stavamo lì a chiacchierare e sembrava che il tempo si fermasse.
Distratti, appoggiati alle panchine di pietra grigia, coperti dal grande ombrello della magnolia, spesso eravamo richiamati dal custode del Museo, che doveva chiudere il portone. Ormai ci conosceva e veniva a cercarci per buttarci fuori.
Ripercorrevamo riluttanti il sentiero, stavolta dalla parte interna, più fresca perché ricoperta da una vigna e da glicini. Sulla parete piastrelle verdi e gialle fiorite, le classiche piastrelle vietresi.
L'ultima fermata, la scaletta nella curva, da cui lo sguardo, superando il verde della Villa Floridiana, si spingeva fino al Capo di Posillipo.
E con gli occhi pieni di sole ritornavamo al lavoro. Quell'intervallo era il nostro ossigeno.
Spesso, negli anni successivi, ci sono andata con mio figlio in quel luogo.
Ricordavo tutti i punti sconnessi nel pavimento, gli scalini consumati, la meridiana lunare e la profumata magnolia che sovrastava il tutto. E lui con me, ha imparato ad amare quel posto magico e a farlo suo.
E pochi giorni fa, ho scoperto che ci ha portato i suoi amici e sono rimasti seduti a lungo sulla terrazza della magnolia, che generosamente allarga il suo ombrello protettivo alle prossime generazioni di ragazzi, eserciti di "filonisti" che al mattino, col sole splendente, si accorgono di non avere voglia alcuna di rinchiudersi in un'aula.

3 commenti:

  1. :-)

    n.b.:
    non è lo stesso sorriso di stanotte... quello era un sorriso assonnato, questo è un sorriso satollo (sono appena tornato dal pranzo).
    un bacio,
    al

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  2. grazie almost, almeno mi consolo un poco, dopo il pasticciaccio brutto della sparizione dei commenti.
    E non contenti, mi hanno fregato pure il gatto che sbadiglia... uffa.
    bacio anche a te

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  3. http://www.quadrantisolari.it/orologiolunare.htm

    http://s.ipernity.com/T/L/z.gif

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