Nisida

Nisida

venerdì 30 dicembre 2005


A Happy New Year to all the people


VOGLIO UNA VITA SPERICOLATA

Ieri sera sono stata ad un bel concerto jazz al teatro Mediterraneo.
Ospite Franco Cerri, quasi ottantenne ormai.
C’era la band di Antonio Onorato al completo: chitarre Aldo Farias e Pietro Condorelli, basso Angelo Farias e batteria Salvatore Tranchini.
Tutti molto bravi . Molto tenero Franco Cerri che ha ringraziato i musicisti che hanno suonato con lui e il pubblico che non lo ha dimenticato.
Mi piace il jazz, per quella complicità che si crea tra i musicisti, per quegli spazi che ciascuno si prende come solista, lo trovo molto coinvolgente per chi ascolta.
All’uscita nu’ fridd’ e pazz. E nevicava. E non trovavamo piu’ la macchina, lasciata nel parcheggio sotterraneo della Mostra d’Oltremare.
Momento di panico, giuro che non me ne fregava niente della macchina, ho solo pensato a come avremmo passato la notte, tra commissariati e taxi introvabili.
Ma il freddo ci aveva congelato le meningi, avevamo solo sbagliato l’entrata del sottopasso. Ritrovata l’auto e accompagnati gli altri a casa, sono corsa a infilarmi una tuta di pile.
Ma ci avete fatto caso quanto sia gelato il pile?

giovedì 29 dicembre 2005

I NOSTRI NATALI



La sera della vigilia di Natale, passando davanti ad una chiesa, ho letto il cartello che annunciava la Messa di Natale: Messa di mezzanotte, ore 23,30.

Mi è venuto da sorridere, un po' per il nonsenso, un po' per i ricordi che affioravano.
Ogni anno, nei giorni che precedevano il Natale io e il nonno materno attraversavamo la Pignasecca e guardavamo l’esposizione di pesce che lì si continua ancora a fare durante le feste di Natale, con le grandi vasche che contengono capitoni e anguille, vongole con le corna, frutti di mare e le “scelle” di baccalà secco appese quasi a decorazione. Approfittando dell’abbondanza sui banchi, il nonno mi diceva i nomi dei pesci e mi spiegava come fare ad accertarne la freschezza.
Storditi dalle voci dei pescivendoli tornavamo indietro verso Portalba e la prima tappa era il Conservatorio di San Pietro a Maiella, dove il nonno salutava qualche amico e poi la visita alla Chiesa attigua, dove ogni volta mi perdevo nella visione delle vetrate a piombo, cercando i personaggi a me più familiari.
L’atmosfera ascetica, il silenzio e il buio delle navate mi intimidivano e stringevo forte la mano del nonno.
Altre volte andavamo a visitare il presepe mobile dello Spirito Santo, dove pastori immensi o che a me apparivano tali, popolavano casette e grotte in un tripudio di angeli ottocenteschi.
La meta era però via San Gregorio Armeno, dove andavamo a comprare nuovi pastori di terracotta da collocare sul nostro presepe, allargato per l’occasione e per sostituire quelli irrimediabilmente rotti. Ricordo le operazioni di ingessatura col nastro isolante, antenato dello scotch, fatte alle gambe di terracotta di pastori, piccoli mutilati da inserire nei posti meno visibili.
Ed aveva una sua bellezza anche il laghetto gorgogliante munito di “paparelle” galleggianti, costruito con l’apparecchio dell’enteroclisma. Che poesia!
I bambini della famiglia, nei giorni precedenti, avevano raccolto grandi quantità di muschio e pungitopo nel bosco vicino, per ricoprire il presepe di cartapesta, fatto con carta di giornale e colla di farina messa a bollire, tra i brontolii di nonna e mamma.
Il presepe veniva costruito nuovo ogni anno, secondo l’ispirazione e lo scheletro di cui era composto, al termine delle festività era gettato via, opportunamente spogliato da addobbi e pastori, che venivano rivestiti di carta di giornale e ricoverati in scatole da scarpe.
Mentre il nonno ed i nipoti si affaccendavano intorno al presepe, gli adulti si dedicavano all’organizzazione del pranzo della vigilia di Natale. Il menù era già stabilito, quindi la discussione verteva su approvvigionamento e divisione dei compiti.
Noi bambini intervenivamo per evitare l’acquisto del capitone. Eravamo tutti rimasti sconvolti dal barbaro rito della sua uccisione, tagliato a pezzi, e fritto ancora “vivo” nella padella. Prima, aveva persino tentato di filarsela dal “cuoppo di cartone” del pescivendolo, guadagnando il deposito del carbone posto sotto la cucina. Ma era stato scovato e non era riuscito a sottrarsi al suo destino. Era stato mangiato dagli adulti tra le lacrime di noi bambini, che antesignani ecologisti, volevamo restituirlo al fiume.
Il giorno di Natale in casa nostra si mangiava il maiale: costolette profumate e fegatelli avvolti in foglie di alloro.
Anche l’uccisione del maiale, appositamente ingrassato, rappresentava un rito. A scopo propiziatorio perciò, pezzi dell’animale venivano distribuiti alle famiglie amiche, nelle cui case erano consumati tra il rumore ed il profumo del grasso sfrigolante.
Ma io ricordo ancora le grida del maiale, presago della fine imminente, trascinato al macello, altro che silenzio degli innocenti.
La nota allegra del pranzo di Natale era rappresentata dagli “struffoli”, piccole palline di pastafrolla avvolte nel miele, composte a cupola e coronate da confettini e scorzette di arancia, da cui andavamo a sgraffignare qualche pallina.
Questo dolce che risale all’antica Grecia, fa parte delle origini dei napoletani. Per questo motivo, ogni anno, nelle case della città, tantissime massaie impastano farina e zucchero assieme allo strutto (ancora il maiale) per dare forma al dolce natalizio più comune dalle nostre parti.
Alla fine del pranzo non c’erano come oggi i regali di Babbo Natale, ma bisognava aspettare la calza della Befana e spesso c’era dentro anche il carbone e qualche ortaggio; molto dipendeva dalle pagelle del primo trimestre.
Poco prima di mezzanotte si andava in chiesa per la messa. La piccola chiesa di campagna ci chiamava con brevi rintocchi di campana, nel freddo pungente.
I bambini facevano parte del coro, cantavano brevi canzoni vicini al grande presepe che occupava tutta la lunghezza della chiesa, costruito con grande passione da padre Giovanni, il sacerdote.
Era insegnante di matematica alle medie e quando divenne troppo vecchio regalò tutti i pastori del presepe, che erano antichi, uno per ogni famiglia.
A tavola il giorno di Natale eravamo sempre almeno in sedici, tutti della famiglia.
Ora è tutto diverso. Tante persone non ci sono piu’ e quella famigliona è rimasta nei miei ricordi. Ormai tutti i bambini sono diventati grandi, hanno anch’essi una loro famiglia. Molti sono andati via e sono sparsi per il mondo ma nelle nostre case, a Natale, un piccolo presepe ci ricorda quello che da bambini costruivamo assieme al nonno.

mercoledì 28 dicembre 2005

UNA NUOVA RICERCA DEL PIFFERO

Su Le Scienze dicono che suonare regolarmente il didgeridoo aiuta a russare di meno e riduce anche la sonnolenza durante il giorno. E fa riferimento ad uno studio pubblicato sulla rivista British Medical Journal eseguito dai ricercatori della Zürcher Höhenklinik di Wald, in Svizzera

Questo nella foto a fianco è il didgeridoo.
Ora, ci pensate? Uno si mette il pomeriggio in salotto a suonare sto coso che somiglia a quell’altro strumento tirolese, come cura al russare. Ma non possiamo suonare la tofa, che è pure roba di casa nostra? C’è bisogno di ricorrere perforza agli aborigeni australiani? 
Si potrebbe proporre uno studio comparativo tra la tofa e il didgeridoo. Nel senso che è uguale se suoniamo il conchiglione ? Oltretutto la tofa è roba di casa nostra, anche questo è uno strumento musicale etnico, c’è mica bisogno degli aborigeni australiani.




La tofa, qui suonata da Peppe Mauro, è uno strumento musicale folcloristico, costituito da una conchiglia tortile nella quale è praticato un foro in cui il suonatore immette l'aria. Produce un suono di timbro forte e cupo.
Tofa veniva chiamata anche la sirena che segnalava l'entrata e l'uscita dalle fabbriche. Dal latino tuba che vuol dire tromba.
E poi come lo spieghi ai vicini che tuo marito sta suonando il didgeridoo? Molto meglio dire che sta diventando un virtuoso della tofa.


STASERA AL TG


Ha detto Bertolaso, capo della protezione civile, intervistato in Sri Lanka da Pino Scaccia per TG1:
"Abbiamo dimostrato all'estero che in un anno si possono riparare i danni di un disastro. Adesso dobbiamo imparare a farlo anche da noi".
E sarebbe anche ora.


 

martedì 27 dicembre 2005

RODEO A POMPEI


Si sa che a Napoli ogni occasione è buona per giocare al Lotto e stavolta l’occasione l’hanno fornita due dipendenti di una ditta di pompe funebri di Pompei.
Hanno attaccato l’animale ad un calesse pensando di farsi una tranquilla passeggiata e si sono diretti verso Scafati.
Pero’ dopo un poco l’animale si è imbizzarrito. Nitrendo e scalciando, ha fatto cadere i due dal calesse e si è lanciato in una corsa, travolgendo venti auto e provocando danni per migliaia di euro.
Una volante dei carabinieri ha inseguito il cavallo e come in una scena da film, uno dei carabinieri ha recuperato la bestia salendo sul calesse.
Il terno secco giocato: 34 (il cavallo impazzito), 72 (la meraviglia), 18 (i carabinieri coraggiosi).

Il tempo è un grande maestro ....





....... peccato che ammazzi tutti i suoi alunni


domenica 25 dicembre 2005

SOL LEWITT AL PLEBISCITO



A prima vista ricorda Escher ma potrebbe essere anche un muratore affascinato dai mattoncini Lego.
C'era un bel gruppetto di persone che osservavano perplessi l'opera.
La pietra bianca e il basalto nero fanno un bel contrasto.
Al centro del recinto un tombino, per evitare l'effetto piscina, visto che qua piove sempre.
Un bambino, sfuggendo al genitore distratto, è cascato dai primi scalini, quelli bassi.
Le due statue equestri assistono attonite.


Si, lo so, sono proprio INCONVINCIBILE, io quest'agorà non la capisco.


(La parola Inconvincibile è stata pronunciata dal nostro PresDelCons durante la conferenza stampa che annunciava la morte di Stalin.
Forse voleva dire irrudicibili, ma comprendiamolo, non legge un libro da almeno un ventennio)

sabato 24 dicembre 2005

GLI STRUFFOLI



Eccoli qua. Ho appena finito di farli e li ho fotografati.
Sono gli struffoli, la nota allegra del pranzo di Natale.
E' un dolce composto da piccole palline di pastafrolla, fritte nell'olio (una volta quando il fegato era ancora sano venivano fritti nello strutto).
Poi, avvolti nel miele, vengono composti a cupola o ad anello e spruzzati di confettini colorati (a Napoli si chiamano 'e riavulille, diavoletti, perchè saltano ovunque mentre li metti) e guarniti con canditi. Si possono mescolare, a piacere, mandorle spezzettate.
Questo dolce risale all'antica Grecia e fa parte della cucina tradizionale napoletana.

mercoledì 21 dicembre 2005

AEROFILATELIA



Una cartolina postale di saluti del 1911, spedita da Palermo a Napoli.
Riproduce un viaggio in dirigibile da Londra a Roma, attraverso la Manica.
Sembra un’immagine spensierata con navi, velieri e barche a vela oltre ai due dirigibili.
Un promettente inizio di secolo spezzato poi dalla guerra.
Molto divertente la pubblicità dello Jodoferratose (sembra di capire che sia una specie di ricostituente).
Chissà che vorrà mai dire “attivo nella pratica ginecologica e infantile”.

L’immagine è tratta dalla pubblicazione Le guerre italiane viste dal cielo.

martedì 20 dicembre 2005

TRENITALIA AGAIN   



E adesso, dopo le zecche e le cimici, imbarchiamo anche scorpioni.
Ma i treni fossero per caso la nuova arca di Noè ?
Vediamo se trovano anche i minolli.
da Repubblica


lunedì 19 dicembre 2005

VISITA AL REAL MUSEO MINERALOGICO

fu fondato nel 1801 da Ferdinando IV di Borbone ed ha sede nella Biblioteca del Collegio Massimo dei Gesuiti.

Sala della Biblioteca

Espulsi i gesuiti dal Regno di Napoli da Ferdinando IV, il Collegio Massimo divenne sede universitaria; la biblioteca fu assegnata all'Accademia di Scienze e Museo di Mineralogia ma la sua struttura non ha subito modifiche, ad eccezione di quattro sculture in legno ricoperte in oro zecchino aggiunte ai quattro angoli della sala, che rappresentano strumenti geodetici e minerari dell'Ottocento.

bacheche

La Grande Collezione esposta nel Salone Monumentale è costituita da 30.000 reperti suddivisi in collezioni di elevato valore storico e scientifico. Vi si trovano minerali di numerose realtà geologiche del mondo ed alcuni per grandezza e bellezza sono delle vere rarità.

tormalina rosa

Nella sala Arcangelo Scacchi si trovano gli esemplari della Collezione Vesuviana, di notevole interesse scientifico e storico. E’ formata oltre che dalla collezione privata del Monticelli e dalle raccolte di Ascanio e Nicola Filomarino anche da alcune specie mineralogiche rinvenute dallo Scacchi per la prima volta al Somma Vesuvio quali la panunzite (unico ritrovamento in natura), la kaliophilite e l’indialite.

Si possono vedere anche una collezione di pietre dure, cristalli artificiali sintetizzati da Scacchi per studi cristallografici e la collezione Grandi Cristalli con reperti di notevoli dimensioni tra cui la coppia di cristalli di quarzo ialino del Madagascar del peso di Kg 482.

doppio cristallo di quarzo ialino

Si trova anche una piccola raccolta di meteoriti e una collezione di tufi campani.

lava a corde

Sono previste anche visite guidate o con approfondimenti in laboratorio didattico per studenti.
Ora il Museo fa parte dell’Università Federico II di Napoli e si puo’ visitare alla Via Mezzocannone, 8 presso Scienze Naturali.

cortile delle statue

orologio nel cortile delle statue

domenica 18 dicembre 2005

HANNO CIACCATO BORGHEZIO


L'ineffabile onorevole celodurista mastrolindo, ha deciso di prendere il treno per Milano, incurante delle forze dell'ordine che glielo sconsigliavano. E' stato menato e se la sono vista brutta anche gli agenti che dovevano proteggerlo.
Poco fa è comparso nei tiggì nazionali, bardato di un collare cervicale in attesa di un intervento chirurgico al naso.
Io mi chiedo sempre cui prodest, quando accadono queste cose.
Risulta evidente che se l'è cercata, ma a che gli serviva questa ulteriore esposizione mediatica dopo le secchiate gelide prese al presidio No Tav?
Casini dice: Esprimo all'on. Borghezio piena solidarieta' per l'aggressione violenta subita, sintomo preoccupante del clima di tensione attorno alla vicenda della Tav. Mi auguro che tutte le forze politiche, senza esclusioni, si associno a questa condanna.

No, io non mi associo. Se uno si caccia in un vagone affollato da facinorosi e piglia mazzate, se l'è cercata. E ha pure messo a repentaglio l'incolumità della scorta, costretta a seguirlo.
E non dessero la colpa a chi ha manifestato pacificamente fino alla fine della giornata, che non c'entrano un tubo.
Vero è che Borghezio non sta simpatico a nessuno, ma perchè dovrebbero picchiarlo i NO-TAV, visto che è l'unico che si è espresso contro la Torino-Lione?
Persino Pisanu si è sentito in obbligo di dire "provocazioni a parte".

TAV E TRENI INVENTATI

Trenitalia con la pubblicità proprio non ne azzecca una.
Dopo quella con Marcorè e Tognazzi con cui ironizza sui propri disservizi, facendo incazzare tutti i viaggiatori (ci mancano solo le zecche e poi stiamo a posto), ora c’è uno spot radiofonico che parla di prenotare un Intercity per andare a Matera a trovare lo zio Pietro.
Altro che TAV. Matera non ha una stazione e neanche una linea ferroviaria e il trasporto su gomma la fa da padrone. Sono 100 anni che l’aspettano la ferrovia. Miliardi di vecchie lire spese tra Ferrandina e Matera, qualche binario arrugginito e una stazione fantasma.
Sindaco e assessore ai Trasporti scrivono all’amministratore delegato di Trenitalia:

“La decisione di mettere in onda uno spot con il quale si invitano gli italiani a prenotare subito un biglietto di Trenitalia per Matera ha il sapore di una vera e propria beffa. Matera, infatti, è ancora oggi l’unico capoluogo di provincia italiano che non ha ancora un collegamento diretto con le Ferrovie dello Stato. Già agli inizi del ‘900 Zanardelli denunciò l’isolamento di Matera per l’assenza di un collegamento con la rete ferroviaria nazionale. Ma in cento anni nulla è successo. Anzi, qualcosa è successo. Si sono spesi miliardi di vecchie lire negli ultimi venti anni con la promessa di realizzare un collegamento fra Ferrandina e Matera. Ma ad oggi, nonostante tutto il denaro speso, ci sono solo binari morti e arrugginiti dalle intemperie, mentre la stazione di La Martella somiglia più a un paese fantasma visto che il treno non è mai arrivato.
Sono cento anni che i cittadini di Matera aspettano la Ferrovia dello Stato. E oggi Trenitalia non può prendere in giro gli italiani e, soprattutto, i materani, diffondendo uno spot in cui si raccomanda di prenotare l’intercity per Matera.
Invitiamo, pertanto, Trenitalia, così come suggerito dal TgRai di Basilicata e da altri organi di informazione, a ritirare subito lo spot ed a presentare le proprie scuse ai materani ed a un territorio che non vuole sentirsi rassegnato e sconfitto, ma vuole continuare a sperare affinchè non siano solo i supereroi a prendere Trenitalia per venire a Matera.
Considerato l’interesse di Trenitalia per la città di Matera invitiamo la stessa società ferroviaria a trasformare il contenuto di un infelice spot pubblicitario in concreta realtà e rendere raggiungibile il nostro comune con un treno delle Ferrovie dello Stato".

Lo spot di Trenitalia finirà anche davanti all’Antitrust, per iniziativa del consigliere regionale della Basilicata Giuseppe Molinari (Margherita).

E CHIOVE.....


Sono settimane che piove, che affogo scarpe, che perdo ombrelli appena spiove. Settimane che asciugo il bucato sui termosifoni. Nun c'a faccio cchiu'.
Sorrysorry ipotizzava che è tutta colpa dell'installazione dell'anno scorso a piazza Plebiscito, l'Italia sott' e 'ncoppa di Fabro e il sospetto sembra fondato.
Ieri sera all'uscita dal Mercadante il solito acquazzone ci ha accompagnati alla funicolare singing in the rain. Ormai siamo stati gemellati dagli inglesi, viaggio sempre con l'ombrellino, pure nella borsetta da sera. Abbiamo visto Concha Bonita, storia di un argentino a Parigi, il calciatore Pablo, diventato donna, Concha appunto, che scopre di essere padre, "prima che conservasse le sue palle in formalina nel cassetto del comò". Musiche di Nicola Piovani. Spettacolo divertente e interpreti straordinari.
E' seguito dibattito in funicolare dove ci siamo incontrati con alcuni abbonati dell'Augusteo, rigorosamente in pelliccia ('nfosa), che avevano visto Nino D'Angelo in "Core pazzo".  Da quello che hanno detto i signori lo spettacolo ricordava Tano da morire, di cui D'Angelo aveva composto le musiche.


Musica di sottofondo la bella canzone di Luigi Tenco, Un giorno dopo l'altro, sigla dei film-tv di Maigret - Gino Cervi, qui arrangiata da Stefano Bollani.

venerdì 16 dicembre 2005

QUESTA POI


Da New York
Le riviste la reclamizzano nelle pagine pubblicitarie, i siti Internet aiutano a scegliere il chirurgo plastico giusto, una stazione radio la offre gratis alla vincitrice del suo concorso. E’ la verginità di ritorno, acquistata con un intervento chirurgico da 5 mila dollari, sempre piu’ popolare tra le donne americane.
”L’imenoplastica è una delle aree piu’ in crescita” spiegano dall’American Society of Plastic Surgeons al Wall Street Journal.
“E’ il nuovo regalo per gli uomini che hanno già tutto” racconta al giornale una quarantenne che si è sottoposta all’intervento per “fare felice” il marito.

Bella schifezza!!! Le nuove frontiere della chirurgia plastica.
Io direi che è uno dei tanti sistemi per prendere per il culo i chiòchiari (i citrulli, i bietoloni, in poche parole i fessi).

PIANGE IL TELEFONO


Ieri ho comperato un libro: La musica che abbiamo attraversato - Almanacco Guanda, a cura di Ranieri Polese..
Vari personaggi della cultura e dello spettacolo parlano delle loro canzoni preferite.
Vengono analizzate anche diverse canzoni tra cui si nota: Io, tu e le rose cantata da Orietta Berti e che venne citata anche nel biglietto lasciato da Tenco a Sanremo e la mai troppo vituperata Lisa dagli occhi blu.
All’inizio del libro c’è un vero pezzo di bravura di Adriano Sofri, che ha scelto di commentare una canzone: Piange il telefono.
Cantata da Domenico Modugno, di quella canzone melodrammatica ne fecero anche un film (allora era l’epoca dei film musicarelli). A parte la gustosissima parafrasi che ne fa, Sofri ci fa scoprire che quella canzone non era del Mimmo nazionale (ero convinta che lo fosse), ma di Jean Pierre Bourtayre e Claude François , che avevano già composto Comme d’habitude, diventata in America My way e cantata da Frank Sinatra.
Piange il telefono in lingua originale è Le téléphon pleure.
Ascoltatela, davvero non so quale sia peggiore. Non si crede che quei due abbiano scritto My way.

giovedì 15 dicembre 2005

NEW ENTRY
aggiorniamo il dizionario


Qual è la parola di nuovo conio che vi fa piu' schifo? Mi piacerebbe saperlo.
Fino a qualche giorno fa avrei detto TRONISTA, neanche so che vuol dire ma riguarda Costantino e la De Filippi e tanto mi bastava.
Ora ne ho trovata un'altra che è decisamente peggiore: DISCENDERIA !!!!!!! 
Sarebbe tutto l'ambaradan che costruiranno attorno alla TAV, gallerie di servizio e accessi vari.
Mi sta rigirando nel cranio da diversi giorni e continuo a chiedermi come cacchio hanno fatto a inventarla.
Ma come si fa a pensare ad una parola del genere?

E SIAMO ARRIVATI AGLI INSULTI

S.B. all'attacco.
Durante la presentazione del libro di Bruno Vespa, dopo aver ricevuto il tapiro d'oro da Striscia la notizia, ha espresso cosa pensa dell'elettorato italiano:


Non credo che gli italiani siano così stupidi e superficiali da dare loro il voto (riferendosi a D'Alema e Fassino) a dei falliti che hanno sbagliato tutto nella loro vita.
Se questo è il modo di gestire una campagna elettorale, dobbiamo pensare che il PresDelCons è arrivato alla frutta, anzi all'amaro.
Si' caro S.B., siamo stupidi, anzi diro' di piu': piu' presto te ne torni a casetta tua in mezzo ai cactus e meglio stiamo.
Ovviamente domani dirà che abbiamo capito male.


Ha detto anche:
sono stato costretto a vendere tv, anche la tv a pagamento, quella che ora è diventata Sky;
dopo un'assenza temporale rilevante dalle tv, cercherò di far prevalere tutte le volte che non ci sono stato e chiederò molta ospitalità (rivolto a Vespa).

mercoledì 14 dicembre 2005

ESISTE L’ALDILA’ ?
e se esiste non è una buona notizia

Tutti dicono che a Napoli i vigili non fanno le multe, che i cittadini non le pagano e via dicendo.
Bisogna sfatare queste dicerie. Non è vero niente, a Napoli i vigili urbani non guardano in faccia a nessuno, le multe le fanno persino ai morti.
Un signore 84enne, attraversando la strada, è stato investito e trascinato per alcuni metri da un ciclomotore. Trasportato in ospedale, in coma profondo, ha cessato di vivere dopo 12 giorni.
Bene, i solerti vigili urbani, dopo aver rilevato che il defunto era stato trovato esanime ad otto metri dalla striscia pedonale, hanno dedotto che avesse attraversato fuori striscia e quindi passibile di contravvenzione. Si sono recati quindi in ospedale e presso il drappello della polizia di Stato hanno acquisito le generalità del contravventore.
Detto fatto, hanno inviato la notifica al domicilio dell’investito (all’altro mondo?).
E adesso vediamo come la paga. Di sicuro non farà alcuna contestazione.
Certo che se dovessero contravvenzionare tutti quelli che attraversano fuori striscia, risaneremmo rapidamente le finanze del Comune.
Si potrebbero turare tutte le falle del bilancio e pure tutte le falle che si sono aperte in città durante i recenti nubifragi.
La zona ospedaliera pare un formaggio svizzero.

martedì 13 dicembre 2005

SONO ANNICHILITA

Volevo fare questo post a caldo, ieri sera, mentre era ancora in onda Mentana con Matrix, ma Splinder si è schiattato un’altra volta e quindi ciccia, lo faccio ora.
Con aria trionfante da scoop, Mitraglia ha mandato in onda le immagini della battaglia dei ponti di Nassirya, che tutto il mondo ha già visto su Rainews24 ed è stato ripreso persino da Bertolino venerdì su Glob. 
Il filmato che doveva andare in onda nel programma di Italia 1 "Le Iene", bloccato all'ultimo minuto, fu girato nell’ agosto del 2004 a Nassirya durante la “terza battaglia dei ponti”.

Maronna come è democratico Berlusconi, dopo una settimana che tutti ne parlano !!!!
Perchè il filmato ha fatto scoprire agli italiani che i nostri ragazzi di nascosto, durante la missione di pace, facevano la guerra.
Ma loro non uccidono il nemico, lo annichiliscono.
Ma che lingua è? Ma gliela insegnano al corso? E' vero, pare brutto dire "uccidilo", annichiliscilo fa piu' fine. Pero' non so perchè, mi fa incazzare di piu'.
Collegato via telefono un generale, che ha fatto del suo meglio per non dire niente, ma forse anche questo lo insegnano al corso.

lunedì 12 dicembre 2005

NON VI AFFOLLATE !!!


Non c'è giorno che non si aggiungano nuovi nomi alla lista di aspirante sindaco di Napoli.
De Mita per conto della Margherita ha già espresso tre candidati:


Riccardo Villari - deputato della Margherita
Raimondo Pasquino - Rettore Università di Salerno
Gennaro Biondi - presidente ASIA


I DS appoggerebbero:
Guido Trombetti - Rettore Università di Napoli Federico II

Vari nomi sciolti:
Marco Rossi-Doria 
Vezio De Lucia
Roberto De Simone
Francesco Barbagallo

Il quadro è piuttosto confuso. La Margherita non vuole le primarie. Il caso Puglia e Sicilia ha dato da pensare ai vertici dei partiti, anche ai DS, che ancora non hanno espresso una loro rosa di nomi. Infatti Trombetti non è ancora stato contattato personalmente. Nel frattempo non si parla piu' di Amato Lamberti.
Si attende il ritorno di Bassolino da New York e l'arrivo in settimana di D'Alema e Fassino per i 100 anni della CGIL.


A questo sito si possono trovare informazioni e si puo' dare l'adesione all'appello che sarà presentato il 22 dicembre alle ore 17.00 presso l'Istituto Italiano di Studi Filosofici (Via Monte di Dio) per definire ulteriori iniziative
http://noiscegliamodiscegliere.blog.tiscali.it/me2324686/#commenti

Nel frattempo la CdL esprime come candidato Arcibaldo Miller, magistrato. Berlusconi lo appoggia personalmente ed è gradito anche ad AN, sebbene il Viceministro Antonio Martusciello appoggi invece la candidatura di Alessandra Mussolini. Restano ancora in giro i nomi di Antonio D'Amato e dell'ex questore Franco Malvano.

domenica 11 dicembre 2005

OGGI BARUFFA IN FAMIGLIA

A volte penso che mio figlio sia stato scambiato alla nascita e mi dà l’idea della creatura di Incantesimo napoletano, il film con Marina Confalone.
La bimba getta tutti nella costernazione quando dice le sue prime paroline: mami e papi. I poveri genitori, napoletani da chissà quante generazioni non riescono ad insegnare alla piccola il loro dialetto e tantomeno la cadenza.
Lei è milanese e non c’è niente da fare. Neppure un soggiorno prolungato a Torre Annunziata è riuscito a cambiarla..
Ecco, mio figlio fa così con la cucina. Se si parla di risotti lo si invita a nozze.
Oggi mi ha chiesto se gli facevo il risotto al gorgonzola con le pere.
In effetti è un piatto che faccio si e no un paio di volte all’anno e rigorosamente quando siamo io e lui, quasi di nascosto insomma.
Se c’è la D.M. o si fa cucina ristorante o son dolori. Appena sente risotto comincia a dar fuori di matto. Figuriamoci poi col gorgonzola e le pere.
Per quieto vivere gli ho cucinato tortellini in brodo e noi due abbiamo mangiato il risotto, che era buonissimo.
I risotti sono la mia specialità, forse per questo il pargolo li apprezza molto.
Spesso faccio quello con zucca, radicchio e parmigiano. Chi vuole la ricetta la do a richiesta.
Anche il risotto con l’ossobuco alla milanese era assiduo alla nostra tavola, ma purtroppo è stato inibito il midollo, causa BSE.
La D.M. apprezza il riso solo sotto forma di sartu’, come lo fa la sua mammà. Una ciambella di riso al forno condito con ragu’ e imbottito di uova sode a spicchi, salame, fior di latte e parmigiano. Due mesi esatti per digerirlo.
Insomma, non so da voi, ma qui a causa della cucina spesso si rasenta il divorzio (uìnck, non sto facendo la barba al sartu’, eh?).

PIAZZA DEL GESU'


Stasera ero a piazza del Gesu’, folate di vento gelido e la scazzetta ‘ncasata dint’e ‘rrecchie.
Mentre mi guardavo intorno mi è venuta voglia di entrare nel Gesu’ Nuovo che non vedevo da quando c’erano le impalcature al centro della navata.
Stavano dicendo messa e zitta zitta mi sono aggirata per le cappelle laterali.
La prima che si nota a causa di una orribile statua di bronzo con la mano lucida e consumata quasi come il piede di San Pietro a Roma è quella dedicata a San Giuseppe Moscati, chiamato in vita “il medico dei poveri”.
Questo santuomo meritava la beatificazione se non altro che per il fatto di non farsi pagare parcelle, cosa sempre piu’ rara tra i suoi colleghi odierni.
Giorni fa mi hanno detto in ospedale che il dottore del reparto per togliere un rene in regime di intra-moenia becca 15 mila euro. Spero che l'informazione sia falsa.

Subito dopo la cappella ci sono varie stanze dedicate agli ex-voto che la gente ha portato al santo, accompagnati da lettere e la scritta “P.G.R.”, tante coccarde di quelle che annunciano la nascita dei bambini, rosa e celesti, le stanze della casa dove abitava Moscati e un’altra cappella con una orrenda foto illuminata sull’altare.
Solito banchetto con la vendita dei souvenir e un presepe con pastori rigorosamente di plastica di un kitch mostruoso.
Riprendo a girovagare per l’altra navata e mi imbatto nei confessionali dove i preti stavano confessando en plen air.
Un prete sfaccendato nell’attesa si scaccolava.
Esco nella piazza. Stavano preparando uno spettacolino in stile Sancarluccio ad usum turisti e avevano allestito bancarelle varie con cibarie che mandavano profumi allettanti.
Un cuoco friggeva zeppolelle con le alghe, un altro vestito da Pulcinella serviva la zuppa di soffritto e un’altra bancarella offriva sfogliatelle e babà.

Alla maniera di Rochentèn quando va in giro per vichi e vicarielli mi sono scofanata un sacchetto di zeppolelle alle alghe bollenti alla modesta cifra di un euro e mi sono soffermata a guardare un pasticciere che costruiva un presepe partendo da una pentola di cioccolata calda.
Poi mi sono avviata verso San Biagio dei Librai con l’intenzione di arrivare a San Gregorio Armeno e curiosare tra “scogli”, “scaravattoli” e pastori.



Purtroppo anche là è arrivata la cineseria e c’erano bambinelligesù con la faccia da bambolotto allucinato e angeli sospesi con i tratti inequivocabili delle peripatetiche della Domiziana.
Per vedere qualcosa di decente bisognava andare da Ferrigno o Capuano, i quali hanno inalberato un cartello: VIETATO FOTOGRAFARE.
Io volevo fotografarlo (il cartello), ma mi hanno cacciata.
In effetti non ho capito il motivo, forse temono che gli copino i pastori, ma mi sa che hanno fatto come Santa Chiara, ropp’ arrubbato mettèttero ‘e porte ‘e fierro.
Anche qui tanti odori che si mescolavano: l’odore della legna dei forni per pizze, lo zucchero filato e i pop corn e le crèpe alla nutella scodellate davanti al negozio.
Tappa obbligata da Gay Odin dove ho speso una fortuna in cioccolato della foresta, una scatola di nudi e qualche marron glacè.















sabato 10 dicembre 2005

WEATHERPIXIE MA CHE FREDDO FA

Oggi fa così freddo che pure la piccerella del mio meteo si sta cioncando.
Quella sta sempre spogliata, appena la temperatura sale di qualche grado la vedi in T-shirt ed è stata capace di stare in costume per tutta l’estate.
Comprensibile che mi faccia impressione vederla con la giacca, è la prima volta.
Quasi quasi mi infilo sotto il piumone.

Oggi ho provato l’ebbrezza del volo. 
Mi sono tuffata dal marciapiedi e sono atterrata sulla pancia scorticandomi una mano giusto davanti alla portiera di un taxi. Ovviamente l’autista credeva che io volessi prendere il taxi a volo e dopo, seduti sul marciapiedi ha voluto accertarsi che non mi fossi fatta nulla e ci siamo fatti un po’ di risate.
Mi ha dato pure il cell nel caso mi servisse un taxi a volo.
Fortuna che non mi sono fatta niente, mi brucia solo un poco la mano.
Chissà dove avevo la testa oggi.

venerdì 9 dicembre 2005

TAV


Silvio Berlusconi: sulla TAV (“irrinunciabile”) ci sono “TUTTE LE GARANZIE AMBIENTALI”.

Idra elenca "TUTTE LE GARANZIE AMBIENTALI" dall’osservatorio del Mugello.  (leggere qui)




Possiamo qui osservare una pericolosa anarco-insurrezionalista valsusina
dal sito www.notav.it

giovedì 8 dicembre 2005

IMAGINE FOR JOHN LENNON


BORGHEZIO NO TAV


L’onorevole Borghezio è volato da Bruxelles per portare la sua solidarietà in Val di Susa.
I valligiani lo hanno accolto a secchiate d’acqua gelata.
Mai avrei pensato di sentirlo parlare come Pecoraro Scanio.
Qui l’onorevole, intervistato da Aldo Cazzullo, esprime il suo pensiero sulle grandi opere (non c’entrano l’Idomeneo e il Fidelio).

E LA GUERRA  CONTINUA



Sull'argomento, un interessante articolo di Gian Antonio Stella sul Corsera di oggi.

AVVISI IN BACHECA


Mentre aspettavo, leggevo qua e là nelle bacheche dell'ospedale, vari annunci.
Ho letto una simpatica lettera a Babbo Natale di tre ragazzi, Antonello, Roberto e Nicola.


Caro Babbo Natale,
ti chiediamo se quest'anno puoi portarci un


                                  BASSISTA


che ami i Radiohead, i Pink Floyd, The Cure e Battisti (Battisti? e che c'azzecca?) per completare la nostra formazione musicale.
Ti avvertiamo che la nostra Sala Prove non ha il camino e che al posto dei biscotti ti abbiamo lasciato il CD con i nostri 5 pezzi già pronti. Non mangiarlo!!!


Poi c'era un avviso di un ragazzo che ha perso gli occhiali (di Cavalli) nell'aula D e chiedeva a chi li avesse ritrovati di restituirli perchè gli erano stati regalati da una persona molto speciale.
Seguivano vari commenti:


LIEVIC' O PENZIERO...
STANN' O SICURO
TU CE CRIRE 'A BBEFANA?
SO' GGHIUTE IN CAVALLERIA !!!


Un sorriso a volte ci vuole.

E’ DAVVERO UN ALTRO GIORNO

E rieccoci qui stamattina alle otto, davanti alla solita porta, dove un dottore riceve i parenti in attesa, per dare notizie.
Anche durante la notte la porta si apre di tanto in tanto per informare sull’andamento delle cure.
In questi due giorni ho imparato tutte le sfumature della legge sulla privacy e quella sulla trasparenza. Per trasparenza intendono quella di dire al paziente tutto cio’ che gli faranno, anche se non è necessario e la privacy invece è di non dire a te la’ fuori quello che sta succedendo. Sembrano quasi elidersi a vicenda.
Poi dopo un po’ la buona notizia. Si è svegliata, la portano nel reparto e potremo vederla. Siamo tutti li’ ad aspettare il nostro angelo e quando esce ci sorride dal suo lettino. Ci fa segno che va tutto bene.
E’ molto coraggiosa questa ragazza, si è conquistata medici e infermieri in sala operatoria, specialmente l’anestesista e oggi c’era una processione nella stanza.
Ora mi sento molto piu’ tranquilla, l’intervento è andato benissimo, il rene è stato salvato.
E’ collegata a tubi e tubicini, una flebo e una pompa che rilascia lentamente farmaci antidolore, non puo’ bere nè mangiare ma sta bene e quando stavo per andare via questa sera mi ha detto: ti voglio bene.
Tornata a casa ho acceso il pc e subito mi è partito il mouse. Morto!!! Ne cerco uno vecchio, lo attacco e adesso è il turno della tastiera. Neanche un segno. Erano entrambi wireless, requiescant in pace, amen.
Ora ho un vecchio mouse col filo e la vecchia tastiera, quella che quasi scriveva da sola.
Ragazzi, ora sì che è tutto normale.

mercoledì 7 dicembre 2005

ASPETTANDO....

Sono appena rientrata da una giornata passata in ospedale davanti ad una sala operatoria.
Sono stanca morta, stanca di non aver fatto niente, di non poter fare niente, solo aspettare che qualcuno apra quella porta e ti dica cosa sta succedendo.
Poche sedie, lontane dalla porta, un corridoio illuminato da neon, finestre basse tipo piscina che non si puo' neanche guardare fuori.
Pioggia, tanta pioggia a intermittenza.
Alla fine è uscita, quasi quattro ore, adesso è in rianimazione e stanotte è inutile star li'.
Domani mattina presto ci ritorno e spero ci siano buone notizie.
Sono tornata a casa, saltando da una pozzanghera all'altra, completamente spugnata e adesso me ne vado a letto, cercherò di dormire.
Buonanotte.....

martedì 6 dicembre 2005

IL BUE E L'ASINELLO

Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, intervenuto a Torino alla manifestazione federale della Lega nord per festeggiare la devolution così si è espresso: ''La sinistra ormai e' chiaro che è patentemente filoislamica. E' a fianco di quell'estremismo culturale islamico che vuole sostituire i suoi valori ai nostri, che ci vuole spazzare via, che vuole imporre i suoi modelli, quella che vorrebbe impedirci di santificare il Natale''. (ADNKronos)
E lamenta che nelle scuole, maestri imbecilli hanno preparato il presepe senza il bambino Gesu’.
Sarà molto difficile invece, viste le bestialità che dice, di far sparire il bue e l’asino.
Tra l'altro a Porta a Porta ha confessato di aver subito un'aggressione sessuale. 
La poveretta avrà certamente bisogno urgente di un T.S.O.

Sull’onda della paura degli stupri Roberto Calderoli torna a cavalcare la tigre della castrazione chimica.
Ha detto a chiare lettere in piu’ occasioni che preferirebbe quella chirurgica e in effetti il fisique du role del castrapolli ce l’ha, anche se è curioso che proprio un coglione parli di castrazione.
Ma ci avete fatto caso che i leghisti ministri si chiamano tutti Roberto?

lunedì 5 dicembre 2005

MANI DI FATA

Oggi ero in viaggio nell’R2, che dalla stazione centrale porta a via Medina e ritorno.
Regno indiscusso dei borseggiatori, è frequentato abitualmente da un’intera famiglia, due fratelli e una sorella, veri professionisti.
Il maggiore dei fratelli è zoppo ed ha un’aria molto perbene.
Cominciano dalla piazza osservando disciplinatamente la fila alla biglietteria e poi salgono scaglionandosi nel bus.
Iniziano quindi le manovre di avvicinamento al soggetto prescelto e se qualcuno fa segno di averlo riconosciuto manda minacciosi sguardi di avvertimento.
Fatta la vendemmia, passa il maltolto all’altro che si prepara a scendere, in modo che chi opera sia sempre pulito.
Ieri pero’ le cose sono andate piuttosto maluccio. Lo zoppo ha intimato ad un senegalese che stava nel bus di togliere le sue carabattole, che ingombravano l’uscita; non si sa mai ... dovesse capitare una fuga precipitosa.
Ma si è fatto notare e diverse persone lo hanno riconosciuto ed hanno cominciato a passare parola. 
A
lla fine si è vista una scena quasi comica: tutti i passeggeri stavano appesi ai sostegni con una mano e tenevano l’altra ostentatamente sopra il portafogli.
I tre dopo un paio di piroette, capito che non c’era trippa per gatti, sono scesi e sono andati a cercarsi un mezzo piu’ accogliente, dove non risultassero così famosi.
Un poco di tregua per i passeggeri dell’R2.

domenica 4 dicembre 2005

UNA COLLEZIONE DIVINA

Dal 18 dicembre in edicola sarà in vendita l’album di figurine dei santini per diffondere la cultura religiosa anche tra i piu’ piccoli. E pensare che noi eravamo rimasti ai Pokemon.
L’archidiocesi di Ravenna ha dato il consenso alla distribuzione di un album di figurine di santini con l’intento di diffondere la cultura religiosa.
Giusto, vanno allevati fin da piccoli a pane e santini.
E adesso, assieme alla figurina di Totti potremo avere anche quella di San Lorenzo sulla griglia flambè, poichè in edicola troveremo madonne, santi e beati con tanto di agiografia. Prefazione del cardinale Tonini (e chi senno’).
E per chi vuole evitare il “ce l’ho, ce l’ho, mi manca", presso l'editore e' gia' possibile acquistare il kit completo (album e 442 figurine) al prezzo di 36 euro.

Rivolta tra i venditori ambulanti di santini. Pensate a quelli che si aggirano per le corsie di ospedali muniti di padripii e di madonnedelrosariopregaperme. Nessuno pensa a quanti posti di lavoro si perdono?
Magari tra poco, allegato a Famiglia Cristiana come gadget, ci sarà la madonna di Lourdes fatta a bottiglia, piena di acqua miracolosa.

Due considerazioni:
ogni anno il Natale viene sempre piu’ presto;
è un’impresa titanica trovare un cell che telefoni soltanto.


La D.M. ha fatto fuori un altro cell e con questo siamo a cinque. Lui dice che non riesce a capire come mai ne fa fuori tanti, il pargolo insinua che li tira appresso a qualcuno e forse ne sa qualcosa.
Il primo gli è cascato dalla moto e si è fatto buoni cento metri in discesa libera sulla strada.
Un altro è finito in mare assieme a lui, cadendo dalla barca mentre ormeggiava.
Un altro ancora gli è affogato nella tasca impermeabile durante un acquazzone in campagna. Gli si è riempita come una boccia di pesci rossi.
Il penultimo aveva il display talmente maciullato che non si leggeva e i led dei numeri si erano spenti a poco a poco.
L’ultimo non lo so, è defunto e basta, non prende piu’ il segnale.
Ora, comprare un cell sembra una fesseria e invece no. Fosse per lui comprerebbe lo stesso modello, ammesso che lo producano ancora, perchè la D.M. non è portato per la tecnologia e per imparare a leggere i messaggi e ad inserire un numero in rubrica ci ha messo svariati anni, anche se non sa mai se lo sta infilando nella memoria del telefono o sulla SIM.
Ritiene quindi una fatica pazzesca imparare daccapo un nuovo menu di un altro cell.
Ha il neurone stanco, è nato così.
E così sono due giorni che giro per centri commerciali per trovare un cell che telefoni soltanto, non gli servono suonerie polifoniche perchè non le sente, la fotocamera non ne parliamo proprio, gprs e wap neanche sa che esistono, bluetooth, infrarosso, dual band, triband e UMTS idem.
E notavo che nei centri commerciali il Natale viene ogni anno prima. Ieri carole natalizie, stelle di natale come addobbi e mille luci colorate. Ma l’impressione è che ogni anno si anticipano sempre.
Prima si iniziava il tormento l’8 dicembre, ora già a fine ottobre passavano in tv le pubblicità di palle e luci per l’albero per non parlare di panettoni e pandori.
Hanno paura che se non ci bombardano per tempo non riescono a sbolognarci tutta la produzione per le sante feste. Perchè, come dice Assundam, la casalinga afgana in burqa di Rosalia Porcaro, il Natale è la grande festa del consumatore.
Il cellulare non l’ho comprato e il tormento continua.

FIORI E PIETRE PREZIOSE - Illusioni di Photoshop


Oggi non ha smesso di piovere per tutto il giorno.Una di quelle giornate che se avessi avuto un caminetto lo avrei acceso e mi ci sarei seduta davanti, magari con un libro e un gatto a farmi compagnia.
Ma non ho un caminetto e purtroppo neanche piu' il gatto.
E allora mi sono messa a smanettare con le foto e a scandire vecchie diapositive.
Alla fine pasticciando con Photoshop ho tirato fuori questa elaborazione, trasformando un fiore in una pietra preziosa.
Vi piace?



sabato 3 dicembre 2005

E C’ERA UNA VOLTA IL POLLO

Ci stanno i polli tutti contenti di essere italiani, mica come quel Giorgio lì, che vanno a cresta alta, dichiarati sani in tutte le pubblicità in tv, ma chissà com’è, le pollerie son tutte vuote.
E chissà dov’è finita l’aviaria, soppiantata nei tg e sui giornali dal latte corretto all’inchiostro.
Qualcuno sta provando di spighetto a introdurre il maiale in polleria ma se lo beccano i vigili sanitari son dolori.
Oh che non lo sa che non si puo’ mescolare maiale e pollame nella stessa vetrina?
C’era il mio pollarolo che dava i numeri, nel senso che bisognava prendere il numeretto e fare una coda della madonna per essere serviti.
A Natale bisognava prenotarsi almeno una settimana prima per avere un pollo ripieno e te lo faceva pagare quanto un fagiano. Ora dà i numeri, ma in tutt’altro senso.
Lo vedo sempre triste sull’uscio del negozio come quei portieri gallonati davanti ai grandi alberghi, saluta per nome tutti quelli che passano speranzoso ma niente, sempre vuoto resta. Le signore salutano anch’esse e tirano dritto con i loro carrellini della spesa.
E che dire della fabbrica di polli arrosto nella curva che la sera si faceva a botte per comperare il polletto alla diavola con le patate. Quando si passa di la’ finalmente si respira una sana aria di scappamenti, mica l’olezzo di pollo che invadeva tutto il rione.
E che dire dei supermercati dove si vedono vaschette di polli e tacchini tutti orgogliosi anch’essi ma che restano nei banchi frigo, snobbati da tutti.
Chissà in quale freezer giacciono ora, pronti a resuscitare per essere mangiati da noi medesimi appena passata la buriana.
Son cose queste che fanno ammutolire, come quando vedi Paperino col cappello da cuoco cucinarsi una frittata.
Da brivido. Si puo' dire antropofago a un pollo?

LA SERENATA DI PULCINELLA


Facendo seguito al post su Pulcinella.
E qui mi viene in mente la mia prof del liceo che diceva sempre che non si comincia mai una frase con il gerundio.
E ignorava, la poverina, che tutta la pubblica amministrazione, col suo burocratichese e le istanze varie, inizia tutte le lettere con un gerundio. E’ la vendetta contro l’italiano.
E non contenta, lascio pure il periodo appeso, tiè.
Dicevo che facendo seguito al post su Pulcinella ho trovato anche il testo della serenata, sulla copertina del vecchio LP della NCCP.
Che belli gli LP, che mettevano pure i testi; ora ti allegano di tutto ai CD, ma le parole delle canzoni te le devi cercare su Internet.

L’ironia di Pulcinella la si trova tutta nell’ultima strofa.
Con il cuore a pezzi perchè la bella non si è affacciata (a teatro si affacciava ma gli tirava un secchio d’acqua) precisa che se domani (craje, domani, dal latino cras) troverà la piazza bagnata, sono lacrime d’amore e non sputazza (saliva).

Serenata di Pulcinella

Ué, ué, nenné s'affaccia
ca sta Pullecenella, Pullecenella, Pullecenella
te caccia la lenguella
e dice i' sto ccà, i' sto ccà, ué ca i' sto ccà
(recitato:) ma pecché nun t'affacce, che t'aggio fatto de male, 'ndretella mia?

Ué, ué co sta resella
co 'st'uocchie e co 'sti vruoccole, co 'sti vruoccole, co 'sti vruoccole
lo core comm''a spruoccole
me staje a strazià, a strazià, ué a strazià
(recitato:) ma pecché nun t'affacce, nun vide ca ce sta Pullecennella ca fa 'a sputazzella?

Gioia de 'st'alma mia jesce ccà ffora
ca mammeta nun c'è, jesce a mmalora.
(recitato:) viento ventatela, munte muntatela, stelle stellatela, acqua addacquatela, fuoco 'nfucatela!

Si craje tu truove 'nfosa 'sta chiazza
so' lacreme d'ammore e no sputazza.
(recitato:) carugnona, carugnona, carugnona, carugnona, carugnona!

giovedì 1 dicembre 2005

C’ERA UNA VOLTA PULCINELLA



E c’era una volta il teatrino delle guarattelle.
Ricordo che quando ero piccola andavo a vederle nella Villa Comunale e aspettavo con ansia il momento in cui Pulcinella, arrabbiatissimo, con la sua vocetta stridula, cominciava a pigliare a mazzate tutti, i ladri, i carabinieri, la morte, in una sorta di catarsi finale.
Pulcinella, antichissima maschera napoletana, i cui inizi si possono collocare nel 1200, è conosciutissimo anche all’estero con vari nomi secondo il paese: Polichinelle in Francia, Mr. Punch in Inghilterra, Petruska in Russia, Don Cristobal in Spagna, Kaspar in Germania.
Pulcinella è l’uomo della strada, l’antieroe furbissimo, capace di risolvere con fantasia tutti i problemi e il popolo si riconosce in lui per il desiderio di rivincita e l’opportunismo del tirare a campare.
E’ da tempo che non vedo una rappresentazione per strada.
Ormai i vecchi guarattellari napoletani non ci sono piu’.

C’era una volta ... e c’è ancora.
A Napoli, in via dei Vergini, nel Palazzo dello Spagnolo è sorto l’Istituto delle Guarattelle, dove con la collaborazione artistica di noti attori come Tonino Taiuti e Renato Carpentieri, si mettono in scena canovacci antichi e storie moderne.
Scrive Roberto De Simone:
A volte accade che, camminando sulle foglie secche della tradizione che coprono le strade alberate, si possa scivolare in uno di quei buchi della memoria, oscuri e solari, luce sfrangiata del passato o presagio del futuro. Allora, solo allora, le guarattelle danzano l’antica ronda.

E la magia continua.


mercoledì 30 novembre 2005

SANTO SUBITO
È guarito Victor, il bambino di sei anni malato di cancro che tre mesi fa ricevette la benedizione di Papa Benedetto XVI durante la Giornata mondiale della gioventù a Colonia. Dopo la benedizione ed una chemioterapia, scrivono i quotidiani popolari tedeschi «Bild Zeitung» e «Express» l'ultima visita medica ha rivelato che Victor non ha più il tumore.
Perchè non fa un giretto nelle varie divisioni di oncologia pediatrica dei nostri ospedali?
Chissà la sanità tedesca come sta messa.

RUINI TODAY EVERYDAY
«Le coppie miste di cattolici e musulmani - scrive Ruini - che intendono formare una famiglia, alle difficoltà che incontra una qualsiasi altra coppia, devono aggiungere quelle connesse con le profonde diversità culturali e religiose». Per questo la Cei invita i sacerdoti a «sconsigliare» o comunque «non incoraggiare questi matrimoni».
Torniamo al “mogli e buoi dei paesi tuoi” e scordiamoci la globalizzazione
.

INCARTATI
La Chiesa non può ammettere «al Seminario e agli Ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay».
Se poi l'omosessualità di un giovane si rivelasse solo «un fenomeno transitorio, come quello di un'adolescenza non ancora compiuta», i responsabili devono verificare che tali «tendenze» siano state superate «tre anni prima dell'ordinazione diaconale».
E per quelli già ordinati cosa fare? «Queste ordinazioni sono valide, e i sacerdoti che scoprono la propria omosessualità dopo l'ordinazione sacerdotale devono realizzare il proprio sacerdozio vivendo in castità».
Non so se sono io che non ho capito niente e se sono loro ad avere le idee confuse. Ma un prete non ha l’obbligo della castità? E che sia omo o etero a questo punto che differenza fa? Non fa e basta, no?
Perchè poi la tentazione c’è per tutti, omo e etero che siano.
Ma non fanno prima ad abolire il celibato dei preti così come stanno facendo con la faccenda del “limbo”?
E tutti quei preti pedofili americani (circa duemila) lo erano prima o lo sono diventati dopo gli ordini?
Secondo me si stanno incartando. 
Oppure fanno come la Nike dei guanti di mio figlio: mèttene 'e mmane annanz'.

martedì 29 novembre 2005

CUBI, ASCENSORI E CHIACCHIERE

In questi giorni c’è stata una bella querelle sul Corriere del Mezzogiorno.
Si parla del monte Echia e della costruzione di un eventuale ascensore che dal Chiatamone porti a Pizzofalcone.

Il prof Cesare de Seta dice che l’idea era sua e che nessuno glielo ha riconosciuto. Offeso, manderà quindi in regalo agli assessori il Galateo di Monsignor della Casa.
L’assessore Amedeo Lepore ricorda a de Seta che l’idea era venuta all’ufficio tecnico del Comune. Un poco incazzato contraccambia con due tomi: il quarto libro sul libero arbitrio di François Rabelais e gli Esercizi di stile di Raymond Queneau.
Rocco Papa, assessore e vicesindaco distingue tra progetto di massima (de Seta) e progetto esecutivo (Benedetto Gravagnuolo). Scocciatissimo, invia La vita è tutta una questione di stile di Bukowski.
Fossero stati pescivendoli si sarebbero affrontati a colpi di poisson sur le visage, ma essendo raffinati intellettuali questi signori si pigliano a libri in faccia.
Io per mio conto tirerei a tutti loro una copia di “Molto rumore per nulla” di Shakespeare.

Come tutti i napoletani sanno, chiacchiere e tabbacchère ‘e lignàmme ‘o banco ‘e nàpule nun l’impegna, quindi tutto questo parlare è aria fritta, anzi, visti i contendenti. direi che è pura accademia.

Morale della favola: il Comune non tiene un soldo per Monte Echia.
Ma i soldi per costruire un’altra “opera d’arte” a piazza Plebiscito, per allietare le feste natalizie dei napoletani, quelli sì che ci sono.
L’artista americano Le Witt piazzerà davanti al palazzo Reale “cubo di cemento”, opera per cui necessiterà un cantiere fino al 18 dicembre. E credo, dopo, un altro cantiere per levarcelo di torno.

lunedì 28 novembre 2005

VIAGRA PER TUTTI

Era da tempo che non sentivo nominare Tiziana Maiolo, che ora è assessore alle politiche sociali al Comune di Milano.
La signora si è intenerita per l’istanza avanzata da alcuni pensionati settantenni, i quali non si divertono piu’ a ballare il liscio e a giocare a bocce perchè hanno scoperto che il Viagra è meglio.
Insomma, meno campi di bocce e piu’ Viagra, magari offerto dal Comune perchè il Viagra costa caro, circa 9 euro a pastiglia. Mi chiedo quanti ne consumano al mese questi arzilli pensionati.
Ma come capita spesso in questi tempi grami, il ridicolo è bipartisan.
Gianni Occhi, capogruppo del PRC dice: Proporrò uno stanziamento a favore dei consultori per acquistare Viagra da distribuire gratis agli anziani. Almeno 500 mila euro. Il Viagra ha un costo spropositato - insiste - e un pensionato non può permetterselo. Meglio che ci pensi il Comune, così si evita il ricorso al mercato clandestino.
Oh bella questa. E visto che siamo d’accordo, perchè la cocaina no?
Io un’idea me la sono fatta. Qua nessuno ha parlato di possibili effetti collaterali. Parecchi vecchietti in giro per il mondo ci hanno già rimesso le penne, ma questo nessuno lo dice.
Non è che stanno pensando semplicemente a sparagnare sulle pensioni?
Nel frattempo l’assessore Maiolo ha radunato circa 300 anziani in una sala del Circolo della Stampa e ha detto: «Parliamo sempre di migliorare la vita di chi è avanti con gli anni ma la vita è anche quella cosa lì, che è importantissima». Standing ovation dei presenti.
Storace si è messo a sghignazzare, mentre la Maiolo è diventata ad honorem assessore dell’emergenza Viagra. Formigoni non si è sentito. Aspettiamo di sentire Ruini, tanto lui mette becco su tutto.

domenica 27 novembre 2005

TOILETTE D'AUTORE



Girando per pub e birrerie capita di vedere spiritosi cartelli e simili illustrazioni.
Questo si puo' ammirare al Frank Malone di Via Bonito.

INVETTIVE & GHIASTEMME
Da antiquum breviarum neapolitanum

Il dialetto napoletano è prodigo di invettive e ghiastemme varie.
Qui di seguito ve n’è un discreto assortimento che potrà essere usato liberamente nel corso della prossima campagna elettorale. Augurate pure a chi vi sta sulle palle quanto piu’ vi aggrada.
Anche io ne attingero’ a piene mani.
Chi ne avesse altre le comunichi. Il post verrà aggiornato.

Mazzate, paliatòni e guaje
Puozz’avè ‘na petriàta dint’a nu vico stritto e scuro ca nun sponta (lapidazione e tumulo tutto assieme)
T’aggia vedè ‘ncoppa ‘e grare ‘e na chiesa cu ‘a mana aperta (all’elemosina)
T’hanna fa’ a capa rognole rognole (mazzate in testa e tanti bozzi)
T’hanna accìrere pe scagno e nisciuno adda passà nu guajo (l’assassino resta sconosciuto)
T’hanna accìrere e nun t’hanna pavà (morire senza indennizzo)
Te puozze sazià ’e turreno ‘e campusanto (mangiare la terra, seppellito)
T’aggia fa cacà l’uva, l’aceno e ‘o streppone (devi pagare tutto)
Se n’ha da perdere ‘a semmenta (non dovrai avere discendenti)
Puozze ciuncà ‘e mmane (paralisi alle mani)
Puozze passà nu’ guajo niro (un brutto guaio)
Te pozzene magnà ‘e cane
A Maronna t’accumpagna ‘ncoppa ‘a sagliuta, ogne passo na’ caruta

Vari modi per dire “devi morire”
Puozze schiattà
Puozze sculà
Puozze murì ‘e subbeto
Puozze jettà ‘o sanghe
Puozze avè na funa ‘nganna (impiccato)
Puozze passà p’a loggia ‘e Genova (era un passaggio obbligato sulla via del cimitero)

Augurare un malanno
Te pozza afferrà nu pànteco
Te pozza venì nu’ riscenzièllo

I voltagabbana – chi ci ricorda?
‘O turco fatto cristiano vo’ ‘mpalà a tutte chille ca jastemmano (il turco convertito nel sacro furore vuole impalare tutti i bestemmiatori)

Non ci mancherà (sapete chi)
A chiàgnere ‘o muorto so’ làcreme perze

sabato 26 novembre 2005

MA NON STIAMO ESAGERANDO?


Questa mattina sono uscita per comperare un paio di guanti da portiere al pargolo, che i precedenti li ha sfasciati. Ovviamente lui gioca in porta, essendo 1,90 e passa e quando assume la posa da cristo in croce copre quasi tutto lo specchio della porta, come Toldo insomma.
Ho girato un po' di negozi di articoli sportivi e alla fine ne ho presi un paio della Nike, quelli piu' spartani, che ce n'erano di tutti i tipi, compreso quelli con le dita semiingessate per evitare che si smerzano all'indietro a quelli che hanno forma semisferica pronti ad accogliere il pallone.
Porto a casa l'acquisto e lo consegno. Il pargolo si precipita a scartocciare e dopo pochi minuti odo una risata omerica provenire dalla sua camera.
Ridendo mi porta le istruzioni per l'uso dei guanti e leggo:


Attenzione. La pratica di sport di contatto come il calcio puo’ causare gravi infortuni e anche la morte. L’equipaggiamento protettivo, inclusi i guanti da portiere, non elimina ogni infortunio, ma puo’ se indossato correttamente, prevenire alcuni infortuni e ridurre la gravità di altri. Controllare sempre prima dell’uso che l’equipaggiamento sportivo sia aderente al corpo e privo di difetti e segni di usura. In caso di difetti non utilizzare i guanti. Qualsiasi modifica apportata ai guanti da parte del consumatore puo’ alterarne le proprietà protettive.


Ma che ho comprato oggi, una bomba a mano?

FATTI E MISFATTI



Ieri abbiamo fatto lo sciopero generale ma Berlusconi ci fa sapere che tanto non serve a niente e poi non si porta piu’, non è piu’ di moda.
Casini invece con un orecchio appizzato dice che bisogna ascoltare la piazza e allora S.B. si mette le dita nelle orecchie.
Lui da quell’orecchio non ci sente, lo sappiamo.




Peter Brabeck, Presidente della multinazionale Nestlè, si fa stampare i fogli dei tetrapak sovrapponendo lo scritto e così l’ITX finisce nel latte (e chissà in quanti altri prodotti: succhi di frutta, passati di verdura, panna da cucina, besciamella etc. etc.). Che geni.
Poi annuncia al mondo che si erano messi d’accordo con l’UE e con il ministro della salute nostrano sullo smaltimento delle scorte di latte, impegnandosi poi a cambiare sistema. Ma spaventato per la querela annunciata da Storace ritratta e udite udite, dice nientemeno che c’è stato un equivoco: i giornalisti hanno capito male.
Evvabbè, ormai ci siamo abituati, i nostri giornalisti non capiscono mai una cippa quando parla un politico o un industriale.
Capiscono benissimo invece quando la piazza urla un vaffanculo in tutte le lingue conosciute (vedi commento al post DEJA VU).
Il test del DNA sul corpo del legionario seppellito a Melilla ha dato esito positivo. Appartiene ad Andrea Ghira. Quindi è morto e sta sottoterra in Africa. Amen. Resta da capire chi fosse quello che passeggiava per Roma dopo la morte.
La modifica del TFR partirà dal 2008. Una cambiale postdatata posta all’incasso per Mediolanum.
Adriano Sofri, operato d’urgenza sta ancora in sala di rianimazione: prognosi riservata.
Ieri sera a teatro con Albertazzi e Proclemer ci siamo sorbiti il comunicato di sciopero contro la finanziaria, letto e interpretato da Giorgio Albertazzi.
Nel frattempo in tutti i teatri piu’ importanti d’Italia si stava eseguendo in simultanea la Messa da requiem in onore dei defunti fondi per lo spettacolo.
E dulcis in fundo, stanotte ignoti delinquenti sono penetrati nell’ala degli Educandati femminili ai Miracoli, utilizzata dal liceo scientifico Vincenzo Cuoco e hanno vandalizzato ambienti e suppellettili.
Avevo appena fatto a tempo a visitarlo due settimane fa.  Ne ho parlato qui


venerdì 25 novembre 2005

A VOLTE SI RASENTA IL RIDICOLO


Ma a chi verrebbe in mente di partecipare ad un concorso letterario del genere?


                                         ROSSO DI DONNA
come le donne sentono, vivono e raccontano la propria esperienza
del ciclo mestruale e del potere di trasformazione che porta con sé.


L'autrice dell'elaborato vincitore del concorso riceverà in omaggio una
fornitura completa dei prodotti della Bottega della Luna, prodotti naturali
per trattarsi con amore durante il ciclo mestruale, più il diploma di merito
e una copia del libro "Rosso di donna".

E’ evidente l’intento promozionale, ma l’idea di vincere una coppa come questa
non mi sorride affatto.
A quando un concorso “La mia menopausa”?

(Segnalato da Pollymagoo)

THANKSGIVING DAY ..... dalla parte dei tacchini



Quest'anno, grazie all'aviaria ed ai suoi "casi umani" come quello a fianco, forse non c'è stata la solita strage di tacchini per il Thanksgiving.
Per il momento sono sopravvissuti. Si rifaranno a Natale, no problem.
Colonna sonora "I will survive" di Gloria Gaynor, sembra appropriata.
 


 


 


 


 



giovedì 24 novembre 2005

STATEVE 'A CASA


From 1918 Influenza Outbreak  




Insomma, se siete malati statevi a casa, mettetevi a letto finchè non state bene e non affliggete il prossimo andando a teatro e tossendo per tutto il tempo. E soprattutto, starnutite dentro il vostro fazzoletto!!!!
Ce lo dicono fin dal 1918.


ASPARTAME, DOLCE DA MORIRE


Si è svolta oggi a Firenze, presso la Sala Incontri di Palazzo Vecchio, una conferernza stampa per la presentazione dello studio

First Experimental Demonstration of the Multipotential Carcinogenic Effects of Aspartame Administered in the Feed to Sprague-Dawley Rats

L'intero articolo è disponibile gratuitamente online qui:
http://ehp.niehs.nih.gov/members/2005/8711/8711.pdf

Le analisi condotte non sono confortanti: L'aspartame (dolcificante presente in molti alimenti senza zucchero), somministrato a vari dosaggi nel cibo, provocherebbe un aumento statisticamente significativo di linfomi, leucemie e tumori maligni del rene nei ratti femmina e tumori maligni dei nervi periferici nei ratti maschi.
Gli autori dell'articolo che è stato pubblicato questa settimana dalla rivista scientifica peer-reviewed "Environmental Health Perspectives" (EHP), sono:


Morando Soffritti, Fiorella Belpoggi, Davide Degli Esposti, Luca Lambertini, Eva Tibaldi, e Anna Rigano del Centro di Ricerca sul Cancro Cesare Maltoni, della Fondazione Europea di Oncologia e Scienze Ambientali "B. Ramazzini" di Bologna.
La EHP è un'autorevole rivista di libero accesso, classificata tra le prime due riviste scientifiche nel settore delle scienze ambientali e fra le prime cinque di sanità pubblica.
Partecipano alla conferenza stampa rappresentanti del Comune di Firenze, della Regione Toscana, della Fondazione Europea "Ramazzini" e della rivista "L'Ecologist Italiano".

I MIEI RICORDI ..... 25 anni fa


Una domenica tranquilla, tutti a casa
mi stavo preparando per uscire, ero in camera da letto.
Un rumore strano mai sentito che risulto' poi essere rumore di vetri che si torcevano senza rompersi. La terra comincio' a tremare e l'armadio spalanco' le ante. Un rumore come un temporale lontano, scricchiolii dappertutto.
Il nonno che guardava la tv la spense con calma, ci fece mettere tutti sotto l'arco del pilastro centrale e sempre con calma spense il gas sotto la macchinetta del caffe' e ci disse di aspettare.
Aspettammo, il tempo si dilatava e la scossa non finiva mai e noi tutti zitti, neanche il coraggio di fiatare. La porta di vetro dell’ingresso, quella interna si apriva e si chiudeva e il lume oscillava come un pendolo. Noi tutti in piedi sotto l’arco del pilastro, ci sembrava di stare su un treno in corsa.
Finita la scossa, sempre seguendo il nonno scendemmo per le scale senza prendere nulla, lentamente, avevamo tutti le gambe che tremavano e ci radunammo sul piazzale con le altre persone che uscivano dai palazzi.

Ricordo che guardavo giu' le luci del lungomare, il mare calmo, la luna e tutti gli edifici, le luci e non riuscivo a credere che tutto fosse rimasto al suo posto. Mi aspettavo un mare di macerie forse.
Per me era come se fosse crollato l'universo intero.
Di quella sera ricordo questa assoluta calma, il silenzio di noi tutti che obbedivamo alle brevi indicazioni del nonno e la sensazione di trovarsi su un treno in corsa su cui è difficile stare in equilibrio. E la paura, una paura viscerale, qualcosa di atavico.
Duro' un minuto ma a me sembro' un'eternità. Allora pensai che l’avevamo scampata e che forse in altri posti non erano stati così fortunati.
Allora le comunicazioni non erano facili, i telefoni non funzionarono piu’ e ci furono solo i radioamatori a mantenere i contatti con i paesi isolati.
Eravamo sul piazzale dove sistemammo delle auto e ci ricoverammo vecchi e bambini. Cominciammo a vedere file di auto cariche di persone che lasciavano la città diretti alle seconde case. L’autoradio dava scarne notizie, si comincio’ a parlare di qualche decina di morti, l’epicentro in Basilicata.
Era ormai mezzanotte e i miei decisero di tornare in casa a prendere dei generi di conforto, coperte, cognac e biscotti. Era tutto a posto e così dopo un’ora tornammo in casa per sentire la tv che annunciava probabili scosse di replica. Ce n’era già stata una verso mezzanotte ma quasi non ce n’eravamo accorti, impegnati a sistemare bambini e anziani. Crollai sul divano vinta dalla stanchezza e dall’emozione che mi aveva spezzato le gambe.
Alle 5 del mattino mi svegliai con la sensazione che il pavimento ballasse di nuovo. Ecco, pensai, adesso le lo sogno pure il terremoto e continuai a dormire.
Il mattino dopo cominciarono ad arrivare le notizie vere ma ancora scarne. E nel corso della giornata sapemmo che interi paesi erano stati distrutti ma ci vollero molti giorni per capire la vera portata del disastro.
A Napoli era crollato un palazzo a Poggioreale dove morirono 53 persone. Molte abitazioni del centro storico furono dichiarate inagibili e molte strade transennate e così rimasero per moltissimi anni.
Il freddo improvviso dopo quella domenica inspiegabilmente caldissima complico’ le cose e rese piu’ difficoltosi i soccorsi. Una gara di solidarietà inizio’ a far affluire al sud vestiario invernale, roulotte, generi di prima necessità.
Ci mettemmo in lista in Prefettura per trasportare le roulotte nei centri colpiti del cratere e ricordo un viaggio verso Calitri, sotto la neve, dove ad un certo punto la strada era spaccata in due e passammo mettendo tavole di legno. Arrivati in paese trovammo il sindaco, seduto ad un tavolino nella piazza, che smistava gli aiuti e consegnava ricevute di quello che avevamo portato.
E poi Pagani, Conza, San Mango, Mirabella Eclano. Una cucina da campo montata in fretta e furia per preparare un pasto caldo in quel gelo. E l’esercito che continuava a scavare e tante bare e alla fine mucchi di calce viva. E poi il seguito lo vedevamo in tv, l’attacco di Pertini che visitava le popolazioni colpite, la dignità di chi aveva perso tutto. E’ dura ricordare, scrivere è come rivivere quei giorni e i ricordi affiorano vivi, anche quelli che credevo cancellati.
Giorni fa ne parlavo a mio figlio, gli raccontavo che il giorno dopo avevamo fatto il giro della città per vedere se c'erano ancora i luoghi a noi familiari, ma spiegare il terremoto a chi non lo conosce è cosa inutile. Solo quando lo hai sentito il terremoto non lo scordi piu', non puoi. Un terremoto non si racconta, lo si vive.
E continui a vivere per anni tremando se passa un bus e vibra il pavimento e guardi subito verso il lampadario per vedere se si muove.


E speri di non vederlo piu' nella tua vita, ma quando in tv vedi che è accaduto ancora in un'altra parte del mondo, quelle montagne di macerie, quella gente che scava con le mani nelle pietre, le bare che non bastano piu', allora ricordi nei minimi particolari quello che ormai fa parte del tuo vissuto.

mercoledì 23 novembre 2005

FATE PRESTO



ANDY WARHOL
New York, 1981



Colpito dalla prima pagina che Il Mattino fece all'indomani del terremoto, Andy Warhol creo' l'opera "FATE PRESTO" destinata alla collezione Terrae Motus di Lucio Amelio, che si trova ora nella Reggia di Caserta.


Così Lucio Amelio (Napoli 1931-1994) gallerista napoletano di notorietà internazionale, amico personale di molti artisti contemporanei, ebbe l'idea di creare a Napoli un cantiere work in progress sul tema del terremoto.
Dal 1980 arrivarono a Napoli artisti da ogni parte del mondo, di fama consolidata e giovani destinati ad emergere in futuro, e videro con i propri occhi la tragedia di Napoli e dell'Irpinia. Ciascuno di loro realizzò un'opera segnata dall'espressione di quei giorni.

Nella foto vediamo Warhol nella fase del montaggio dell'opera.

martedì 22 novembre 2005

ANNUNCIAZIONE


Vorrei segnalare un nuovo blog di Gabriella Bianchi: 

http://www.23novembre1980.it/

Sono passati 25 anni dal terremoto dell’Irpinia e in attesa delle commemorazioni che andranno regolarmente in onda domani, con le sfilate di politici e addetti ai lavori, in questo sito possiamo leggere di persone vere, dei loro destini, dei ricordi che appartengono solo a loro, persino un file audio dove la natura fa sentire la sua tremenda voce.
Per non dimenticare, ma anche per far conoscere a chi non c’era, a chi non l’ha vissuta, quella terribile esperienza.

L’UTERO E’ MIO E LO GESTISCE RUINI

E’ iniziata con grande clamore l’offensiva alla legge 194/78.
Il Cardinale Ruini ha proposto di inviare nei consultori, esponenti anti-abortisti di Scienza e Vita (quelli che si sono opposti al referendum sulla procreazione assistita). Ne è stata fatta richiesta al Ministro della Salute Francesco Storace il quale si è dimostrato favorevole.
Lo stesso Storace quando era governatore del Lazio aveva già provveduto a chiudere una ventina di consultori, provocando file spaventose in quelli rimasti aperti.
Il neo segretario dell’Udc Lorenzo Cesa chiede una commissione d’inchiesta sulla sperimentazione della pillola abortiva Ru486 e sull’applicazione della legge 194 (inizia la campagna elettorale all’insegna del “Dio lo vuole”).
Poi c’è l’obiezione di coscienza o forse sarebbe piu’ corretto chiamarla obiezione di convenienza.
Nel 2003 i ginecologi che avevano obiettato erano quasi il 58 per cento, con punte del 68 in Lombardia, del 77 in Lazio, dell'80,5 in Veneto. Per non parlare di anestesisti (quasi il 46 per cento) e paramedici.
Nell’articolo dell’Espresso a firma di Chiara Valentini si parla di una relazione del Ministro della Salute da cui risulta che gli aborti in Italia, in controtendenza, sono aumentati di 4500 unità (ma non preoccupatevi, sono le straniere) e che stanno aumentando in maniera non controllabile anche gli aborti clandestini (anche qui non preoccupatevi, sono le donne del Sud).
La relazione del ministro parla di 20 mila casi, stimati, figuriamoci quelli reali quanti sono.
Mettendo assieme tutti questi dati risulta evidente la connessione: obiettori in ospedale e “cucchiai d’argento” nelle cliniche private. Perchè altrimenti avversare e boicottare la Ru486?
E non parliamo qui del dramma di una donna (e perchè no anche di un uomo) che deve decidere con sensi di colpa di cui mai riuscirà a liberarsi, cosa fare del figlio che aspetta.
Tutto cio’ mentre i Giuliano Ferrara parlano come se l’aborto fosse un’automedicazione, come di una specie di contraccezione liberamente praticata nel nostro Paese.
Ma che ne sa Ferrara di queste cose, lui che palesemente soffre di impotentia coeundi? Con l'aggravante di Anselma Dall'Olio.

lunedì 21 novembre 2005

DEJA VU  (Per soli uomini)

«Alle donne del nostro Paese mica gliene frega niente della politica. Lo vedo quando sono a cena alle tavolate con gli amici. Loro, gli uomini, mi sollecitano a parlare di politica. E loro, le donne, quando succede si annoiano a morte e cercano di parlare d’altro».
Carlo Giovanardi, ministro dei Rapporti con il Parlamento, Corriere della Sera, 19 novembre

Avete capito? Questi parlano di politica come se parlassero di calcio, nelle tavolate tra amici, tra una barzelletta sporca e l'altra. E si lamentano pure che le donne si scocciano.

ma vaffanculo, va'

domenica 20 novembre 2005

LA DEVOLUTION DEI PESCI



Nell’ambito culinario i nomi di pesci variano da regione a regione e spesso sorge qualche equivoco nell’interpretazione corretta.
Ad esempio i famosi lupini del naufragio della Provvidenza dei Malavoglia, per noi napoletani sono le arselle, una specie di vongola senza corna di costo inferiore.
Infatti tutti i nostri studenti che affrontano Verga di “malavoglia” quando si parla dei lupini credono che essi siano tornati al mare da cui provenivano.
Sempre riguardo ai frutti di mare, ricordo la faccia schifata di una mia amica milanese quando parlavo di linguine con i datteri. Non avendoli mai visti in vita sua, credeva che fossero i frutti della palma.
Per fortuna ne condividono solo l’aspetto ma nel frattempo sono stati vietati perchè i pescatori abusivi facevano saltare intere scogliere per raccoglierli. I datteri infatti vivono e crescono bucando gli scogli calcarei.
In Liguria poi la gallinella è il pesce capone, da noi chiamato cuoccio, mentre da noi la gallinella è lo stinco di maiale.
Ricordo un campeggio in Sardegna dove ho imparato che il merluzzo al nord si chiama nasello, il cefalo si chiama muggine e la spigola è il branzino. In Francia essa viene chiamata loup de mer e si favoleggia che lungo le coste vada a caccia di topi. Un’altra leggenda metropolitana vuole che le sarde si nutrano di cadaveri per cui a Napoli il costo delle sarde è irrisorio, anche un euro al kilo, perchè la gente non le compera. Io poi mi chiedo dove li trovano questi cadaveri le sarde. Forse dalle parti di Lampedusa puo’ accadere, con tutti gli sbarchi e i CPT.
Ma spesso si fa una grande confusione con i nomi perchè ad esempio il tordo pavone che in Campania chiamiamo marvizzo in Calabria si chiama perchia che invece è un altro pesce.  

Poi c’è il mio pescivendolo che mette nomi random (ad capocchiam) sul bancone di vendita.
Lui chiama indifferentemente ricciole la lampuga e il pesce stella.
Ovviamente ce ne accorgiamo, la differenza è nel prezzo, tutto qua. La ricciola viene venduta al costo del pescespada.
Spesso ribattezza merluzzo la musdea  e il luccio a beneficio di chi non conosce i pesci. Quando gli obietto che sono pesci diversi mi dice: signo’, ma tènene ‘a stessa carne. 

sabato 19 novembre 2005

CALENDARIO ROMANO 2006


In tema di calendari di maschi io ero rimasta a Raoul Bova, appeso in cucina.
Ora invece scopro che ci sono anche i preti bonazzi, schiaffati su un calendario come una qualsiasi velina.
Credevo fosse uno scherzo e invece ho controllato,
sono regolarmente in vendita qui.
Sinceramente non so se ridere o schifarmi.

POMERIGGIO KAFKIANO


Oggi ero in ospedale per vedere un dottore che conosco. Mi aveva detto di attenderlo fuori alla sala operatoria del reparto. Come capita di sovente i tempi in sala operatoria slittano e il medico tardava ad uscire.
E allora curiosavo in giro, come mio solito.
Il reparto è nuovo e pulito ma come capita da noi, la bolgia è di default. Pile di scatoloni di rifiuti speciali aspettavano che li portassero via, carrelli spinti dal personale facevano un discreto traffico.
Diverse persone erano sedute e attendevano notizie dei congiunti in sala operatoria. I genitori di un ragazzo ancora “sotto ‘e fierre” cercavano un po’ di consolazione e così mi hanno raccontato l’incidente del figlio con tutti i particolari di cronaca.
Mentre li rassicuravo all’improvviso si aprono le porte dell’altro complesso operatorio e ne esce una signora sorridente alquanto attempata appoggiata ad un bastone e a noi che la fissavamo allucinati fa: scusate, a ro’ sta’ l’ortopedia? Nonostante le domande che le abbiamo fatto non siamo riusciti a capire come ci era finita nel blocco operatorio né da dove fosse entrata.

E sempre nello stesso ospedale c’è un vecchio amico (80 anni) operato d’urgenza al colon, l’ho saputo proprio oggi e sono passata a trovarlo.
Ha chiacchierato per due ore, mi ha raccontato tutto quello che gli è accaduto e aveva una luce negli occhi, felice di avercela fatta ma soprattutto felice che avevo trovato il tempo per vederlo.
Non avrei mai pensato che un così piccolo gesto avesse tanta importanza per una persona.
Piccole cose senza prezzo.