Nisida

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domenica 29 ottobre 2006

FATTI E OPINIONI (A PERA)

Per Erica Jong, scrittrice e portavoce storica del movimento femminista americano, il velo islamico è:

«Una questione di libertà d'espressione, di religione e pensiero»

«Un diritto sacrosanto sancito, qui in America, dal più importante emendamento della nostra Costituzione»

E fin qua ci siamo, tutto regolare. Ma subito dopo, colpo di scena:

«Si tratta di un fenomeno prettamente giovanile, che spinge molte teenager musulmane in Paesi quali la Francia, l'Italia e la Gran Bretagna a rifiutare l'assimilazione forzata accettata per bisogno dai loro genitori. È pura ribellione adolescenziale, volta ad affermare la propria identità e individualità, simile a quella che spinse la mia generazione a farsi crescere i capelli e indossare chincaglieria indiana».

Oh, questo sì che sembra un ragionamento a pera: mettiamo dei fiori nei nostri hijab.
Un nuovo movimento beatnik on the road again, una Woodstock in burqa.
Erica, ma che cacchio dici? Aveva ragione mio nonno quando diceva: ogni scarpa addevènta scarpone....

2 commenti:

  1. Infatti,anonimo,il punto di mediazione è proprio in quello che tu dici,laddove cioè la tua libertà interferisce con un sistema di regole condivise, come può essere, in questo caso, il testo unico di Pubblica Sicurezza che impedisce di andare in giro col volto coperto,per motivi di ordine pubblico

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  2. Pensavo ad esempio a cosa succede se un tipo perde la patente e si presenta a fare la denuncia dai carabinieri col passamontagna indossato e magari sopra il casco integrale.
    Certo sia il passamontagna che il casco integrale sono capi di abbigliamento ordinari, quindi accettabili, ma se la persona li indossa in un posto "sensibile" hanno la stessa ordinarietà?

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