23 novembre 1980 - La voce del terremoto
"E in venticinque anni sono stati eretti tanti monumenti ai caduti, incise lapidi con i nomi. Ogni comune ne ha uno. Ogni sindaco, il 23 novembre, depone una corona d’alloro. Ma le voci non si sentono. E non è stato poi tanto difficile ritrovare quelle voci e quei rumori. E’ bastato rubare una cassetta, un vecchio nastro realizzato nel 1981 da una emittente radiofonica di Avellino, Radio Alfa 102.
In quei giorni si guadagnò il titolo di radio terremoto, come la definirono Paese Sera e Il Mattino. Non solo perché mise in onda la voce del terremoto, ma perché raccontò, senza satellite, senza telefonini, senza niente di tutto quello che oggi esiste attorno a un’antenna. Il primo file audio è la registrazione dei boati che accompagnarono la scossa delle 19,34. Dura 1 minuto e 40 secondi, poco piu’ della scossa che fu di un minuto e 30 secondi. Era in corso la registrazione di basi musicali quando ci fu la scossa. L’audio andò in saturazione e sul nastro rimasero impressi quei boati".
E' il primo dei file audio del post al sito di Gabriella Bianchi
http://www.23novembre1980.it/?p=2
Questo file audio mi ha fatto ricordare quel giorno come poche cose erano riuscite a fare. Ho risentito il rumore dei vetri che scricchiolavano a lungo prima di rompersi, un rumore che mi era rimasto nella memoria da quel lontano giorno, quando credevo di averlo sognato.
anche io ho scritto del 23 novembre ...momenti che non si cancellano
RispondiEliminaIo abitavo a Salerno e non ricordo boati, solo i rumori impressionanti della struttura di cemento armato che dondolava come una nave e di una infinità di oggetti che cadevano in casa nostra e negli alloggi vicini. Fummo gli ultimi a scendere, ordinatamente, perché avevamo più paura di rotolare per le scale nel buio (eravamo al sesto piano di un edificio recente) che del rischio di un crollo. E ci dispiaceva lasciare in casa da sola la nostra gattina di allora.
RispondiEliminaPassammo in macchina solo tutta la prima notte e il giorno dopo eravamo già in casa. Le frequenti scosse d'assestamento nelle settimane successive furono una strana esperienza: non sempre le sentivamo, a volte ce ne accorgevamo solo dai lampadari, ma quel suono che facevano le porte chiuse quando battevano sugli stipiti all'inizio di una scossa non l'ho mai dimenticato.
Grazie per la memoria e per avermi ispirato il post :)
RispondiEliminanon capita mai che me ne dimentichi, buka. Ogni anno il 23 novembre son qui a ricordare ed a pensare che è stato fatto ben poco da allora. Solo la camorra si è ingrassata a dismisura.
RispondiEliminaanche io mi ricordo del terremoto..si avvertì anche qui da me.
RispondiEliminaasietta
La famosa domanda di Silvio Orlando in Sud "Voglio sapere, gli 80.000 miliardi di lire del terremoto, CHE FINE HANNO FATTO?"
RispondiEliminain realtà nulla di diverso è accaduto per il Belice.
RispondiEliminaNon sono riuscita a terminare l'ascolto di un minuto e quaranta. Da brivido. Siamo cambiati tutti, da allora. E da allora ha incominciato a cambiare questa città. In peggio.
RispondiEliminaNon avevo mai ascoltato questo file. Quel sibilo, quel fragore mi è stato raccontato tante volte. Io non potrei ricordare, ero da poco nata. Ma poterlo ascoltare, dopo tanti anni, mentre interrompe la musichetta allegra che passa alla radio, in un momento come tanti di un giorno come tanti, è davvero molto forte.
RispondiEliminaProprio qualche giorno fa, sono stata in Irpinia, precisamente a San Michele di Serino, e una persona del luogo mi ha mostrato una scuola materna che stanno costruendo: si tratta ancora di lavori per il dopo-terremoto, mi ha detto. Mi ha poi manifestato tutta la sua amarezza per tutto quel che è accaduto, si riferiva proprio a quell'orrendo "affare terremoto" della camorra, che si faceva beffa di quegli occhi pieni di angoscia, quei sogni negati dove lo spazio aveva perso i suoi punti di riferimento, e la vita continuava incompleta e attonita.
già... è proprio questo la camorra, un cancro che si nutre delle vite umane. Un affare colossale sui morti e sui sopravvissuti. E ognuno ha arraffato quel che ha potuto. Ci sono paesi che hanno beneficiato del denaro per la ricostruzione, altri che stanno ancora al palo, ad aspettare. Come il Belice che vidi non molti anni fa e c'erano ancora i container.
RispondiEliminaJe, a volte mi chiedo se fra altri 26 anni staremo ancora qui a ricordare.
RispondiEliminaE mi viene tristezza.
si 'o pataterno c'o ffà vedè (sempre sia lodato)
RispondiEliminaMarià, finchè campo non dimenticherò, questo è sicuro. Ma pensare che dobbiamo ricordare anche grazie a quelli che ci hanno marciato e continuano a marciare, questo sì che è triste, ma triste assai.
Hai ispirato post pure a me...
RispondiEliminaho letto. Non si puo' dimenticaree basta poco che comincia a riaffiorare tutto.
RispondiEliminaHo letto solo ora. Perdonami. Grazie :)
RispondiEliminaGabriella
grazie a te, Gabriella. Quel documento ha un valore inestimabile. Fa comprendere anche a chi non ha vissuto quei momenti terribili cosa sia stato.
RispondiEliminaSono in ufficio e,pensate un pò, non riesco a scaricare il file perchè è censurato dal ministero dell'interno con la motivazione : contiene una frase vietatata.Lo ascolterò a casa, ma questa cosa mi lascia perplessa....
RispondiEliminaCarla
mah... sarà un sistema per impedire di scaricare gli mp3. Molti server lo adottano.
RispondiEliminaNel 1980 facevo le supplenze nella scuola elemnatare. Qualche mese dopo il terremoto, le scuole italiane accolsero i bambini campani che avevano lasciate le loro case. Li riconoscevamo pechè ci davano del "voi". Io mi ricordo una bimba bellissima di 8 anni con gli occhi azzurri che guardava sempre i cartelloni appesi alle paretiperchè era convinta che si muovessero.
RispondiEliminaHanno tanto parlato dei morti ammazzati in questi giorni, ma non si è commemorato degnamente i morti di quei giorni.
Anna_AR
Anna, neanche l'anno scorso lo hanno fatto ed era il 25°.
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