Nisida

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venerdì 3 novembre 2006

RAPPORTO FEDE RELIGIONE

C’è un luogo dove si ha l’esatta percezione di cosa sia la religione per i napoletani: la sala d’attesa della rianimazione, ovvero quel girone dantesco dove si aggirano i parenti degli ammalati ricoverati oltre la porta, dove si possono vedere i propri cari una sola volta al giorno attraverso un vetro che somiglia ad un acquario oppure entrare a toccarli dopo essersi vestiti di verde dalla testa ai piedi.
Purtroppo ho avuto questa esperienza che è durata due mesi ed ho avuto modo di vedere come ciascuno affronta questa prova.
Una sera sono arrivati quasi contemporaneamente due ragazzi di meno di 18 anni, incidente di moto (senza casco), in coma.
Per una settimana i parenti di uno dei ragazzi hanno trasformato la sala in cappella: immagini della madonna, fiori a volontà, il rosario piu’ volte al giorno, ci zittivano se osavamo parlare. Il resto del tempo andavano avanti e indietro con corone e crocifissi appesi al collo, crocifissi che baciavano continuamente.
Uno pensa che questa è la disperazione, che assume tante forme diverse perchè ciasuno di noi è diverso e reagisce differentemente e fa finta di niete, visto quello che gli balla in testa.
Ma dopo una settimana il ragazzo per cui i parenti hanno tanto pregato è morto. Forse il padreterno era distratto o forse troppo occupato, come dice De Andre’, e così queste persone si sono sentite tradite ed hanno reagito duramente, strappandosi le corone dal collo, gettandole a terra e calpestandole, distruggendo l’altare che avevano costruito e coinvolgendo tutto e tutti nel loro furore cieco.
Io e i miei parenti abbiamo assistito a tutto questo e siamo rimasti pietrificati.
La religione, perchè non credo sia il caso di parlare di fede, crea in queste persone l’aspettativa di essere ascoltati, esauditi e quando non succede c’è la ribellione verso un Dio che non ha mantenuto le promesse.

Un altro esempio riguarda la frequentazione della Chiesa.
Quando lavoravo in ospedale, al mattino molti dipendenti si affollavano a sentire la Messa officiata dal cappellano (dipendente a sua volta) all’interno del nosocomio. La chiesa era piena ed era già iniziato da tempo l’orario di lavoro.
Queste persone tutte le mattine andavano a messa e “grattavano” via dalla loro prestazione lavorativa una buona mezz’ora. Mai e poi mai avrebbero pensato che stavano facendo qualcosa di illecito e che comunque il loro comportamento faceva a cazzotti con fede e religione.
Erano convinti di iniziare bene la giornata nella pace del Signore.

12 commenti:

  1. Ricordi la scena di "Natale in casa Cupiello" di Eduardo, quando Concetta si sente male e Luca accende le candele sul como davanti alla statua della Madonna?
    Appena Concetta si riprende "Stuta 'e cannele, Pascalì, stuta!"

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  2. eccomeno'...
    queste usanze originano da un nostro passato lontano.
    Ricordo pure che San Gennaro venne declassato in favore di Sant'Antonio perchè nel 1799 in piena rivolta contro i francesi aveva fatto il miracolo in favore di Championnet.

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  3. Questo i Sanfedisti non lo dovevano fare. Poi però si pentirono, perché san Gennaro glielo fece vedere a loro. Accussì se 'mpararono na vita pe' tutte a fa male a san Gennaro.

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  4. Tanto quelli che si sbattono il petto poi sono i primi a fregarsene degli altri, a trattare uno schifo gli ammalati se non sono amici di, a non fare il proprio dovere. Ma leggere il Vangelo e seguirlo alle lettera no? Dove dice di amare gli altri, di rispettarli etc? Vorrei sapere cosa ne è della religione, di quella vera. Una ragione in più per non farne parte.

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  5. più che religione la chiamerei una sorta di rapporto paracamorristico con l'ultraterrenno...
    si chiede protezione alla divinità/santo come al Don di turno e invece del pizzo si offrono candele , lumini, tridui e novene ..
    e se non si ha il servizio richiesto si cambia "paranza"

    la rianimazione è l'anticamera dell'inferno ...e quella del Cardarelli è l'inferno più feroce ...
    ho un ricordo vivido di una vigilia di Natale di tanti anni fa...
    beh ne scriverò ...

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  6. io ancora non ci riesco a parlarne. Questa esperienza deve ancora sedimentare.

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  7. un mio carissimo amico che ora non c'è più, sosteneva che molti trattano la madonna come una lavatrice. Si spinge un bottone e lei ti fa dimagrire, ingrassare, ti fa vincere al lotto o guarire.

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  8. io raccontato ...la fine di maia madre in un racconto che è nel libro

    c'è una frase di un medico che non dimentico ...
    mi dava notizie su mia madre e disse: "il letto n. 4 "

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  9. ora non dovrebbe piu' accadere una cosa del genere, Raffaele. Ora medici e infermieri partecipano ai seminari sul counseling e forse col tempo impareranno che il loro lavoro si svolge assieme ai pazienti. Non con i "letti".

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  10. Non la finirò mai di definire un paradiso il Fatebenefratelli di Napoli. Ma lì è un'altra storia, ci sono medici ed infermieri che a turno vanno nelle missioni in Africa. Sarà per questo che lì c'è molta più umnità che in qualsiasi altro ospedale. Al Cardarelli ci ho lasciato entrambi i miei genitori quando il pronto soccorso e l'unità coronarica erano nel vecchio padiglione. Un inferno, si, ma l'unità coronarica dove fu ricoverato mio padre funzionava benissimo e il primario della chirurgia d'urgenza dell'epoca, mi pare si chiamasse Scaglione, nel caso di mia mamma, era una gran persona.

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  11. è vero, io l'ho conosciuto Scaglione, c'era quando lavoravo al Cardarelli, era davvero una bella persona.

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  12. tante belle persone
    tutti giusti
    come la rianimatrice dell'ospedale di Pozzuoli che mi fu vicino quando mia madre fini alle 15.12 del 3 agosto 2001..

    ma prima c'era stato quello del letto n. 4
    anche questo resta dentro

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