Nisida

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sabato 16 dicembre 2006

QUESTO BUIO FEROCE


Non potrei mai fare uno spettacolo che non si contamini con la mia vita, non ne sarei capace" scriveva Antonin Artaud, il poeta recluso per molti anni in un ospedale psichiatrico.
"Non vedo l'utilità della riservatezza o meglio non vedo l'utilità di affidare una testimonianza alle mani o alla bocca degli altri". Così dice l'introduzione al libro autobiografico di Harold Brodkey che ho incontrato in un scaffale di una piccola libreria in un paese senza libri, lì abbandonato, scritto in italiano, un incontro straordinariamente misterioso. E in quel libro, in quel viaggio, ho ritrovato il mio viaggio, la mia storia. Soprattutto nei paesi occidentali è stato bandito il pensiero della morte. La morte rimane come paura, come perdita, come dolore, raramente come coscienza lucida, profonda , del vivere
Pippo Delbono



Scioccante ed emozionante Questo buio feroce; si tratta di un vero e proprio pugno nello stomaco, e la sensazione finale assomiglia al sollievo di quando, passato il dolore, si torna a sentirsi vivi.
Delbono mette in scena la "diversità".  I suoi straordinari “attori non attori” reclutati on the road (tra cui un down, un poliomielitico, un barbone, un sordomuto),  le facce segnate dalla sofferenza e dalla vita, i corpi quasi scarnificati eppure pieni di un’energia che si fa movimento e comunicazione con gli spettatori.

Lo spettacolo prende spunto dal libro autobiografico dello scrittore americano Harold Brodkey, che descrive gli ultimi due anni della sua vita stroncata dall’Aids nel 1996, ma comprende anche testi di Emily Dickinson, Antonin Artaud e Pierpaolo Pasolini.
Comincia con la magrezza impressionante di un uomo a terra, sul volto una maschera inquietante;  amnientato in una stanza dalle pareti bianchissime, che diventa di volta in volta sala d’attesa, passerella di moda per sfilate di modelli in costume da Settecento veneziano fra gli sguardi di due Arlecchini, palcoscenico per l’esibizione commovente di un novello Frank Sinatra in My way, camera dello psicanalista per il racconto confessione di una donna italoamericana.

Il pubblico inchiodato alle poltrone ha applaudito per 10 minuti.
Qualche dissenso si è avuto da parte di alcune persone che non ritenevano giusto inserire nell'abbonamento lavori di questo genere.
Ed io mi sono chiesta perchè mai non avevano fatto l'abbonamento all'Augusteo. Ieri sera davano Peter Pan.

10 commenti:

  1. la foto è da pugno nello stomaco : le mani magre dove si contano le vene .. è una scena da reparto rianimazione, qualche volta il teatro serve anche a farti pensare...mica è solo divertimento per questo basta ed avanza la TV

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  2. si, L'urlo è dell'anno scorso, stesso cast di attori.

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  3. Lo vorrebbe sapere Lolò prima di andarci domani (ultimo giorno)
    Lei dice che "L'urlo" non l'ha visto fino alla fine perché era uno spettacolo solo emozionale.
    Che è un po' la critica che muove "il Manifesto" a Delbono

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  4. l'attore è Nelson Lariccia, il barbone di cui si parla nella recensione. E' lui che canta My way, una cosa indescrivibile.
    Ed è di una magrezza impressionante, nudo e in mutande, ma uno sguardo che ti entra dritto nell'anima.
    Sembrava un alieno.

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  5. anche questo lo è, emozionante.
    Ma certamente vale la pena vederlo.
    Anche le reazioni della platea sono interessanti.

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  6. la morte come parte della vita, inscindibile, strettamente legata ad essa. Noi la releghiamo negli ospedali,l'ho fatto anche io, come tutti, ma questo significa non elaborare, non rendersi conto che lei c'è e nasconderla non la rende meno crudele, anzi.Sempre bello leggere i tuoi post jenè, mi spiace di non avere più tempo.

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  7. delbono è emozionale e poco teatrale. concordo con il manifesto. ma a me piace comunque molto.
    questa volta ho preferito non andare al mercadante... con il mio stato d'animo ne sarei uscita lacerata!

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  8. hai fatto bene, vulcà. Io ne sono uscita abbastanza squinternata.

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