Nisida

Nisida

lunedì 8 gennaio 2007

L’AUTOCRITICA DEL CRITICO

Tullio Kezich si fa una domanda: perchè i critici sono antipatici?
Io pure mi faccio una domanda: ma ci servono proprio i critici?
Perchè a leggere quanto scritto da Kezich, che io ricordavo come uno attento ma anche spietato nelle sue recensioni, sembra non essercene alcuna necessità.

“Perchè liquidare con sdegno un “vedi e getta” di De Sica o Boldi se ha svolto il compito di farti fare quattro risate? E’ proprio vero che per godere il cinema (e magari la vita) bisognerebbe essere il meno critici possibile”.

Vero è che il cinema è in crisi, ma non mi sembra proprio il caso di consigliare di vedere i “panettoni” di Natale e quindi implicitamente assolvere filmazzi del genere Giovannonacoscialunga o la lunga serie Banfi-Fenech-Vitali, con la scusa che ci strappano qualche risata.
Quest’anno ce ne sono ben tre, che piu’ che panettoni definirei “casatielli”, per effetto della scissione Boldi-De Sica. Il terzo è Bonolis che fa finta di niente.
Questa sorta di autocritica del critico, stanco di essere antipatico, con filosofia di buonismo annessa, fa pensare che molti vorrebbero il cinema ridotto a modello televisione: piu’ risatacce, piu’ culi in mostra e divertimenti pecorecci, come si possono ammirare ormai su tutti i canali tv, Mediaset e Rai.
O forse, piu' semplicemente, sono gli anni che avanzano. Ormai il nostro critico va per gli ottanta e qualche defaillance bisognerà perdonarla.

Nessun commento:

Posta un commento