Nisida

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lunedì 16 aprile 2007

QUANDO L'ESISTENZA E' A RISCHIO



Come si fa a sconfiggere quel senso di impunità che avvolge inadempienze e leggerezze sul tema di sicurezza sul lavoro? Non passa giorno che non vi sia un incidente. Sembra qusi un tributo che dobbiamo pagare per la ripresa dell'economia italiana: 3300 incidenti ogni 100 mila occupati con tre casi mortali ogni cento.
La maggior parte avvengono nelle imprese con meno di 15 dipendenti, quelle che da anni rappresentano la forza trainante dell'Italia, e anche quelle che in fatto di sicurezza vanno poco per il sottile. D'altronde la 626 (legge sulla sicurezza) è considerata dagli imprenditori piu' una rogna che non fonte di garanzie.
Gli strumenti di contrasto ci sarebbero: le ispezioni.
Ma troppo spesso l'azienda viene avvisata in anticipo. Le "talpe" all'interno degli ispettorati delle Asl sono piuttosto diffuse e "gratificate" dai diretti interessati.Inoltre, chi deve andare a controllare sui cantieri sono i soliti quattro gatti. Ne servirebbero di piu' ma la musica è sempre quella: "Mancano i soldi".
E' curioso che nel 2002, dalla legge delega sulla responsabilità penale delle imprese (la 231) siano stati depennati due reati: quello ambientale e quello relativo all'antinfortunistica sul lavoro. La 231 infatti, prevede multe pesantissime per l'impresa che non adotta comportamenti regolari.
All'epoca il ministro Tremonti aveva ceduto alle pressioni di Confindustria, avallando così un provvedimento che consente all'azienda di mettere in pericolo la salute e la vita stessa dei propri lavoratori, senza subirne sanzioni. La conseguenza è che nell'edilizia (settore con il maggior numero di incidenti) la forza lavoro è costituita nella maggior parte dei casi da immigrati sottopagati e in nero.
Se il reato venisse reintrodotto, le società sarebbero costrette a regolarizzare le posizioni dei propri lavoratori. Ne guadagnerebbe lo Stato e il Paese. Che non è "roba da niente".


Milena Gabanelli - Punto critico - Io Donna Corriere della Sera (2 o 3 mesi fa, non ho la data precisa)

9 commenti:

  1. A parte che non c'è Legge anche scritta col sangue che "costringa a regolarizzare" un bel niente .Da una lettura (superficiale ma mi ripropongo di approfondire) del decreto legislativo 231/ 2001 (è lo stesso?) a me non pare contenga depenalizzazioni...si parla di illeciti amministrativi anche ricadenti nel penale (concussione,etc) ma mi sfugge il senso del discorso della Gabanelli:Vedrò meglio

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  2. forse riguarda una modifica apportata nel 2002? almeno così pare di capire, se la legge è del 2001.
    Mi piacerebbe saperne qualcosa di piu' perchè questo discorso non è stato fatto solo dalla Gabanelli.

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  3. no nel 2002 con gli stessi riferimenti c'è tutt'altra roba :
    Attuazione della direttiva 2000/35/CE relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali

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  4. del resto entrambi i reati (penali) sono vivi e vegeti non capisco perchè dovrebbero esserne esentati i responsabili delle imprese.Magari (invento)nelle pieghe del DL c'è una diminuzione della pena pecuniaria ma non mi pare di vedere manco quella (e per stasera basta.
    ,se ne parla domani)

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  5. io quasi quasi scrivo una e-mail alla Gabanelli. Di solito quando dice qualcosa si documenta. Almeno ce lo spiega.

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  6. è un'idea...(così lavora milena)

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  7. Tremonti dal 2001 ha distrutto un sistema consolidato che funzionava quello delle ispezioni integrate con uscite "riservate" (solo la mattina gli ispettori conoscevano le aziende da "visitare") che venivano scelte dall'incrocio dati enel- partita iva -archivi inps- inail..

    posso assicurare che nel 1999 e nel 2000 ...sono state costrette alla "messa in regola" tante aziende (specie edilizia)...

    dopo chissà perché questo sistema è stato abbandonato ...forse funzionava troppo bene !

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