Nisida

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mercoledì 30 maggio 2007

IL PRESIDE CHE CREDEVA NEL DIALOGO


C'era una volta il preside di un liceo scientifico con duemila alunni.
Questo liceo serviva molti paesi del vesuviano ed aveva avuto negli ultimi anni un boom di iscrizioni.
Il preside era stato avvertito dai bidelli che alcuni studenti del secondo anno erano in bagno a farsi le canne e assieme ai docenti aveva deciso di informarne i genitori.
Le due famiglie si presentano, una ringraziò per l'interesse dimostrato e se ne va, l'altra si ritiene offesa dalle insinuazioni del capo d'istituto e in piu' riprese si presentano, padre, madre, nonna, zia a protestare. Finchè il venerdì, il padre, deciso a difendere l'onore del figlio, macchiato dal fumo della mariagiovanna, sventolando un foglio di analisi dove risulta che il sangue del figlio è immacolato, tra minacce, urla e spintoni molla un cazzotto al preside e travolge anche l'insegnante di italiano, incinta al quarto mese, che tentava una mediazione.
Ora il preside crede poco nel dialogo, invoca la presenza degli agenti e chiede che si facciano vedere spesso.


Proprio ora che si discute dell'intervento dei NAR nelle scuole (vedere il post di marassi) questo è solo un esempio di quanto accade nelle scuole superiori.
Ed è ancora niente.
Pensate a cosa sarebbe accaduto se qualcuno dei fanciulli spiati dai bidelli nei bagni avesse denunciato un tentativo di abuso sessuale.
Siamo ancora convinti della possibilità di un dialogo?
Il liceo è il Torricelli di Somma Vesuviana.
La notizia è sul Corriere del Mezzogiorno di oggi.

Chiarisco che non sono d'accordo circa l'invio delle truppe nelle scuole (anche se i NAD sono altro) se non in particolari casi in cui se ne ravvisi la necessità. Finchè si parlava di spinelli amen, ma ora c'è in giro ben altro.
Cocaina e crack sono disponibili facilmente e a prezzi stracciati, col rischio di usare roba sporca e tagliata male.
La morte del ragazzo a scuola che ancora non si è capito cosa ha fumato lascia aperti grossi interrogativi circa il modo di procurarsi le droghe.
E lascia temere che al caso ne seguano altri se non si prendono le necessarie misure.

7 commenti:

  1. Hai citato un caso che corrisponde perfettamente a quanto io sostenevo.
    Capisco il preside (a cui va tutta la mia solidarietà).
    Ma questo cosa dimostra? Che bisogna mandare i carabinieri nelle scuole? o piuttosto che bisogna mandarli a casa di qualche alunno?

    Quell'alunno per colpa di quei genitori diventera un bulletto, e se non si farà più in classe (ma solo quando ci sono il tenente Rusty e Rin tin tin) si farà fuori dalla scuola.

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  2. scusa, se la cosa avviene nella scuola come fai a mandare i caramba a casa?
    Il pericolo è che il bulletto non si vada a fare fuori ma che allarghi il suo share, certo dell'impunità, non credi?

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  3. indubbiamente genitori cazziotatori sono meritevoli di figli cocainomani

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  4. Appunto, la colpa è dei genitori che creano questi figli "intoccabili"

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  5. dimostra che i carabinieri vanno chiamati quando si becca un minore a fumare nei cessi. non conosco l'articolo ma vorrei capire quali provvedimenti disciplinari ha preso il preside.
    antonio

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  6. Ma come.. ieri abbiamo dovuto fronteggiare l'ondata libertaria e oggi si profila all'orizzonte quella securitaria a oltranza?
    Ma non dovevamo colpire solo gli spacciatori con gran spolvero di dichiarazioni di principio?
    Un giovane che fuma nei cessi di scuola, rappresenta un problema di competenza dell'istituzione scolastica che applicherà se crede,i propri regolamenti.
    Diverso è il giovane che spaccia all'interno della scuola.I carabinieri,fortunatamente, intervengono dove si prefigura un'ipotesi di reato.

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  7. Ma io sono per la diffusione libera di coca tagliata con la stricnina al 100%. Selezione Darwiniana.

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