Nisida

Nisida

giovedì 10 maggio 2007

QUANDO GLI ALBANESI ERAVAMO NOI

Oggi nel bus un signore anziano mi ha ringraziato per averlo aiutato a sedersi.
I nostri autobus hanno i sedili sulle pedane e con tutto il gran parlare di barriere architettoniche ci si dimentica che le barriere ce le abbiamo in testa.
Il signore come spesso accade si è messo a chiacchierare e parlando di tutto un po' mi ha raccontato di quando da giovane, dopo la seconda guerra mondiale che lui ha chiamato conflitto, non trovando lavoro qui, era andato a lavorare nelle miniere in Belgio.
Una sera al termine della giornata di lavoro, stanchissimo, aveva preso un autobus e mentre cercava un posto per sedersi aveva visto dei cartelli attaccati ai finestrini: "vietato sedersi agli italiani".
Un'offesa cocente ai nostri lavoratori, che hanno contribuito a creare il benessere di quella nazione e che spesso ci hanno lasciato anche la vita (e non solo a Marcinelle).
La conversazione si è svolta nel C30 che viene dalla Ferrovia e seduti accanto a noi c'erano dei ragazzi del Ghana e del Senegal, con degli occhi dolcissimi, con i loro fagotti vicino.
Guardandoli ho detto all'anziano signore (84 anni): quando gli albanesi eravamo noi.
E lui ha compreso ed annuito, dicendo che non ha mai dimenticato.

4 commenti:

  1. eggià,l'abbiamo dimenticato quando anche noi siamo stati albanesi.
    chissà se c'è però una differenza...voglio dire...dei nostri partivano prima gli uomini e poi forse le donne li raggiungevano..mentre ora sembra quasi succedere il contrario..

    asietta

    RispondiElimina
  2. Ci sono molti vecchi sono più tolleranti e antirazzisti di troppi giovani.

    RispondiElimina
  3. "La maledizione degli uomini è che essi dimenticano" ... Excalibur, di Boorman. Molto vero, no?

    RispondiElimina
  4. non c'è bisogno di parlare del Belgio negli anni '50...

    ma di Bolzano nel 1970

    http://lifeincarriola.splinder.com/post/2038651

    RispondiElimina