Nisida

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domenica 20 aprile 2008

CHIEDI CHI ERANO I ROLLING STONES


Eravamo una sessantina in sala, occhiali e capelli bianchi, giovani pochi, a vedere il film Shine a light, del concerto che i Rolling Stones hanno tenuto al Beacon Theatre a New York, magistralmente ripreso da Martin Scorsese.
Chiunque sia appassionato di rock & roll DEVE vedere questo film che celebra la straordinaria energia dei Rolling Stones, che a 65 anni continuano a tenere il palco come quando ne avevano trenta.
Gli assoli e i riff di Keith Richards e Ron Wood, l'incredibile Mick Jagger e il potente suono della batteria di Charlie Watts, lasciano lo spazio per grandi ospiti come Jack White (dei White Stripes), Christina Aguillera e Buddy Guy  giusto per ricordarci del blues da cui nascono i Rolling Stones, il titolo di una vecchia canzone di Muddy Waters.
Scorsese compare nel film in prima persona ed è autore di alcune delle gag più divertenti. Spezzetta il concerto qua e là con frammenti di interviste fulminanti e filmati originali tratti dalla carriera degli Stones (com'era bello Mick Jagger giovanissimo), ad evitare che la ripresa risulti il semplice video di un concerto.
Due ore di piacere assoluto.

11 commenti:

  1. ma lo dico sempre che una certa generazione è la migliore

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  2. Raf: "una certa generazione" non è mai invecchiata perchè ha vampirizzato il sangue degli infanti che l'hanno seguita.

    Stasera commentavo con mio cognato: lui a 40 anni era un agente rampante da 10 ordini al giorno.

    Io a quasi 40 anni sono un pò come quei calciatori, eterne promesse, che passano dalla promessa alla panchina della squadra a quella del parco senza mai essere riusciti a vincere nulla.

    Senza rancore ;)

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  3. Ma non è che "quella generazione" come tu dici, ha trovato una società che gli ha aperto le porte e l'ha invitata ad accomodarsi.Era molto più chiusa e classista di adesso, all'università si accedva solo se avevi fatto il liceo ( quindi o eri ricco, o stroncavi di sacrifici i tuoi ), per farsi strada i comuni mortali dovevano lottare.Comunque nella ricerca delle cause e delle responsabilità, non va mai tralasciata l'importanza del contesto.Tra i dieci contratti di tuo cognato e te, c'è stata una trasformazione sociale ed economica di impatto pari a quello che ha prodotto la rivoluzione industriale.
    Rancore o no,a che serve il conflitto generazionale?

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  4. no certo, non erano tempi facili. Ma quando mai lo sono stati? Qua per un verso o per un altro, ci si è sempre dovuti rompere la schiena. Forse la differenza è che una volta i risultati arrivavano, una volta che ti ci eri messo con impegno.
    Gli Stones hanno avuto un vantaggio: a loro cantare e suonare piace, come quando erano ventenni. Aver condiviso per 40 e passa anni i palcoscenici di tutto il mondo li ha rafforzati. E chi li ammazza a quelli?

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  5. Eh si bei tempi. A me non sembra che bastasse l'impegno particolarmente se volevi aggredire professioni off limits per donne e ultimi arrivati.Gli stones poi non fanno testo,quelli muovono miliardi anche quando la decadenza li sommerge.Anche mia zia novantenne sarebbe un fringuello.

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  6. SedLex: se per questo gli uomini delle caverne, hanno trovato vita ancora più difficile no? ^^

    Il conflitto generazionale in astratto non ha senso. In Italia invece, è una fattispecie concreta.

    Se dei "vecchi bacucchi" (e ti potrei citare Andreotti, Ratzinger, Berlusconi, lo stesso Prodi, e via dicendo) continuano a far danni, non paghi di essersi "mangiati" di tutto e di più, non paghi di essere stati la generazione dell'immenso deficit pubblico, non si tolgono - come direbbe Montalbano - "dai cabasisi", nè la mia generazione, ormai bruciata da Santo Biagi, nè quelle a venire, potranno mai dire la loro.

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  7. Allora non è un conflitto generazionale è un conflitto politico ed è tutt'altro, giovanotti della CDL o del PD o dell'Arcobaleno non potrebbero cambiare il quadro della situazione.Non per il semplice fatto di essere giovani.
    Mi aiuti quindi a dire che, non tu nello specifico, ma per l'appunto "la tua generazione" ha dimostrato poca capacità reattiva.Nessuno avrebbe osato proporre misure offensive della dignità del lavoro quando era ancora viva e vitale una cultura di questo paese che animava l'opposizione non solo di governo e si faceva sentire.E non solo alzando la voce.
    La tua generazione è stata solo in parte bruciata da Santo Biagi che comunque non è responsabile della precarizzazione ma di sicuro , è stata afflitta da un fenomeno economico di portata transnazionale connesso, non a caso, con una cultura dominante che vede nel conflitto, anche quello più innocente e naturale, il peggiore dei mali possibili.
    Passerà,non senza aver inferto ferite profonde ai singoli e alla collettività,ma anche questo è destinato a passare. Si tratta al solito, di resitere.

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  8. Sed: perchè la "mia" generazione allora non è stata combattiva?

    Aiutami a capirmi a sto punto. Che è stata colpa degli omogenizzati che c'hanno rovinato il testosterone? Siamo stati "castrati" per impedirci di andare a caccia di "gattine" di strada?

    Ti dico solo che quando ero al liceo mi dicevano: "preparatevi bene, studiate che entreremo in Europa. Competerete con i ragazzi non più solo di Milano, Roma, etc, ma di tutta Europa".

    Ma appena un paio di anni dopo, alla prima lezione di università mi è stato detto "imparate a piangere lacrime e sangue. Il lavoro come l'hanno conosciuto i vostri genitori, è finito. Il futuro è "flessibilità", siate elastici e sarete sempre vincenti".

    Sono stato flessibile, sono stato "elastico", ma l'unica elasticità conosciuta e che ho visto intorno a me, è solo quella della raccomandazione. Mentre io annegavo ho visto persone davvero meritevoli a malapena galleggiare ed annaspare mentre degli idioti alla "Waterloo" hanno ricevuto in regalo master e titoli e sono andati "avanti"...

    Ecco, questo è quanto.

    Di chi è la colpa? Non lo so!

    Certo è che i corruttori miei coetanei, erano figli di "corrotti" della generazione dei Rolling Stronz ;)

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  9. Le risposte potrebbero essere molte ma in nessun caso parlerei di colpe:
    Una repressione che quando, più o meno, eri piccolo tu, non ha guardato in faccia nessuno e ha funzionato da deterrente per le generazioni a venire ?

    Un maggiore senso di appagamento dovuto ad una percezione di acquisito benessere?

    Un rinnovato senso di libertà?

    Un riflusso nel privato inevitabile dopo le burrasca?

    In realtà il processo di spappolamento del lavoro ( e della rete di solidarietà connessa) era cominciato da tempo, appena dopo dopo l'autunno caldo. Diciamo dodici anni di trasformazioni male interpretate dalle forze riformiste di allora e culminate con la marcia dei 40.000 nel 1982.

    Dopodichè niente è stato più come prima.

    Credo che tu sia capitato in mezzo a tutto questo.Con lo sbandieramento del modello flessibile che è " vincente" ma solo se accompagnato da un tipo di società meno fragile del nostro. Questo non te l'hanno detto, è uno dei peccati capitali della nostra sinistra.

    Non era facile obiettivamente per la tua generazione preparare una nuova rivoluzione culturale proprio nel momento in cui il "nemico" dava gli ultimi ritocchi alla sua.

    Certo non è incoraggiante assistere a fenomeni di nepotismo e corruttela, malcostume che comunque c'è sempre stato, non è un dato specifico che insiste sulla tua generazione.
    Chi nasce bene è avvantaggiato sotto tutte le latitudini.
    Però una cosa è certa, "quella generazione" guardava molto meno a questi casi, forse perchè non ne condivideva i modelli sottintesi o forse perchè semplicemente le aspirazioni erano altre.
    Io vedo invece che il modello amministratore delegato abbronzatino,col collo della camicia montato, tira molto.
    Ho paura che alla lotta di classe si sia sostituito il modello invidia di classe.
    Il che è un ulteriore ostacolo sul cammino del miglioramento.
    Io non sono della generazione dei rolling stones, sono venuta dopo pagando peraltro prezzi altissimi e spropositati per essermi ribellata. Questo in realtà è successo : c'è chi ha vinto ( ma avrebbe vinto comunque) poi ci sono i molti che hanno perso e cercato di ricostruire sul fallimento,impresa non del tutto gratificante e infine quelli che tra galera, esilio e camposanto non suggeriscono certo un epilogo di grandi trionfi e promozioni sociali.
    Generalizzare non conviene mai. Crea alibi e sancisce una rinunzia a capire.Tu puoi vantare un dato di integrità che non a tutti è concesso.E non mi dire che è poco.Non è così.

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  10. Grazie Sed! La tua è una bellissima analisi...

    Mi innervosiscono quelli che dicono "i gggiovani d'oggi sono dei debosciati, ai miei tempi...", io che non sono più giovane nè tantomeno gggiovane! :)

    Essì, la mia integrità è un valore al quale non ho mai rinunciato e chissà che un giorno non torni "spendibile".

    Intanto mi sono allenato nell'arte del sopravvivere e chissà che anche questa, non sia un'altra dote da poter spendere in futuro.

    Non so perchè, ma ho un'immagine mentale dell'inizio-della-fine della nostra cultura che coincide con "Drive-In", il "paninaro" e "il bocconiano"...

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  11. E' vero : "Torna a casa in fretta c'è un biscione che ti aspetta"
    Non era uno slogan casuale.
    C'era dentro il ritorno al privato e le televisioni di Silvio III che ti raccontavano com'era la vita.
    Ognuno mette insieme i patrimoni che può : integrità non è una parola : vuol dire libertà ed autonomia.Un bel pacchetto che, se ci sai fare,trasferisci sui figli senza profferire parola e senza tassa di successione.Conta l'esempio.

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