Nisida

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lunedì 12 gennaio 2009

MILLE PAPAVERI ROSSI


Per lui, per Fabrizio De Andrè, l'amico fragile della sua celebre canzone.
Penso al libro di Cesare Romana della Sperling che è servito a capirlo meglio, lui così schivo, mentre canto Amore che vieni, amore che vai, assieme a tutte le radio d'Italia.
Una commozione da brivido, che mi fa capire quanto Faber sia ancora amato, a dieci anni dalla sua morte.
Per lo spazio di una canzone, tutti abbiamo pensato a lui, senza appartenenze o colori, accomunati dalla sua capacità di essere trasversale al tempo ed alle generazioni.
E' difficile parlare di Fabrizio, la nostra vita è imbevuta delle sue canzoni, la bellezza dei suoi versi ci ha accompagnati lungo la strada e tanti, troppi ricordi sono intrecciati al suo canzoniere, che maltrattavamo spesso, seduti a gambe incrociate sul pavimento, una chitarra e tante voci.
Eravamo giovani, impegnati e ci credevamo a quello che facevamo, ora è tutto così lontano.
Ma poi bastano le note del Suonatore Jones, cantate da un suggestivo Jovanotti nel cimitero di Spoon River, a riportarci indietro e sentire quella meravigliosa voce di Faber, indimenticabile e perfetta.




Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi.


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

3 commenti:

  1. C'é chi ancora ascolta quelle canzoni, anche non avendo mai vissuto quegli anni, ti assicuro ;-) Anche se mi rendo conto siano in pochissimi, altrimenti forse quest'Italia non sarebbe cosi. De André é incredibile, la sua ironia, la sua dolcezza, le sue parole, ogni volta che lo ascolto mi sento meglio.

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  2. si ci credo, gatto.
    Del resto ai concerti di Guccini, siamo quasi arrivati alla quarta generazione.
    Qualcosa vorrà pur dire....

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  3. mio figlio andrea che è nato nel 1985

    ascolta De Andrè

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