Nisida

Nisida

venerdì 2 settembre 2011

VIAGGIO IN TURCHIA - 2

Il viaggio in Turchia inizia qui, a Capodichino International Airport, l’unico aeroporto che annuncia ai signori passeggeri che non si faranno annunci per i voli in partenza. Guardatevi i tabelloni e non rompete.
E dovunque andiamo noi si producono i soliti siparietti.
Protagonisti della fiction di cui non conosciamo il finale, vista la rapida partenza per Istanbul, tre generazioni di una famiglia napoletana, cane compreso. Che poi il vero protagonista è stato il cane perché i nostri neanche sapevano dell’esistenza di regole di imbarco. In realtà neanche quelle dei bagagli, visto che hanno imbarcato la valigia più grande che io abbia mai visto, del peso di 41,5 Kg.
Per evidenti motivi (ci siamo imbarcati) non conosciamo l’esito delle trattativa tra la hostess dell’Alitalia e il capofamiglia napoletano che fino all’ultimo abbiamo sentito esclamare con voce lamentosa: ma è cchiù piccerillo ‘e ‘nu chiuahua.
La hostess cuore di pietra continuava nel suo rifiuto e qui il signore, addolorato, ha invitato la figlia a regalare il cane, con la nonna che affermava con convinzione che a Napoli c’era tutta gente di merda e senza cuore.
Siamo così saliti sull’aereo della Turkish Airlines dove abbiamo scoperto che l’inglese dei turchi è paragonabile solo a quello degli italiani di Broccolino. E tra noi che ci esprimiamo una chiavica e loro idem siamo tornati al linguaggio dei segni.

Arrivati ad Istanbul, via di corsa a prendere l’altro aereo per Bodrum dove dovevano anche arrivare i nostri bagagli spediti direttamente da Napoli. Ma Bodrum ha due pezzi di aeroporto, uno interno e l’altro internazionale e così noi siamo arrivati a quello interno e abbiamo dovuto rincorrere i bagagli allo scalo internazionale, rischiando di perdere la coincidenza con l’omino del taxi. Intanto era notte e per fortuna l’autista ci ha aspettati.
Mentre recuperavamo i bagagli mi è sparito sotto il naso il bagaglio a mano che avevo poggiato per terra per prendere i voucher del trasferimento. Per fortuna l’autista ha chiamato il suo call center e una gentile signora si è fatta spiegare l’accaduto, dopodichè mi ha detto l’equivalente di : mo’ m’o bbeche je.
Siamo rientrati tutti in aeroporto a rovescio, cioè entrando da dove si esce e dopo qualche minuto è apparsa una signorina con la mia valigetta in mano. Nessuno ha capito cosa è accaduto e l’autista ci ha velocemente trascinati via. Nella borsa non mancava nulla e non abbiamo approfondito.
E c’è andata di lusso, visto che stavamo per farci la croce con la mano smerza.

E dopo circa un’ora di viaggio, l’autista che correva che sembrava di stare a Napoli, suoni di clacson e i vari “a màmmeta” e “chitemmuorti” in turco, motorini che schizzavano da tutte le parti, siamo arrivati al nostro Resort.
Tra l’altro eravamo parecchio meravigliati dal costo della benzina nei distributori lungo la strada. La media del gasolio era di 2,30 lire turche che equivalgono a circa 0,89 euro. Prima di partire, in Italia eravamo a quota 1,542. E ‘sti pazzi vogliono pure entrare in Europa, ce la stanno mettendo tutta.
Era davvero tardi e sbarcate le valigie ci hanno accompagnati alla camera che era in cima alla collinetta, si vedeva un bel panorama ma siamo arrivati con la lingua da fuori. Poi in seguito abbiamo scoperto che c’era una strada migliore con meno scale, và a sapè.


Nessun commento:

Posta un commento