Nisida

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sabato 7 luglio 2012

Questo è il momento delle scuse

Così il capo della Polizia Manganelli, dopo 11 anni dalla macelleria Diaz.
E trovandosi, scrive anche a Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi: "E' tempo di farvi avere le nostre scuse".

Qui di seguito un articolo di Pino Scaccia che analizza gli avvenimenti di Genova partendo dai fatti di Napoli, che tutti sembrano aver dimenticato. Noi c'eravamo.


Per capire la violenza di Genova bisogna ricordare quello che è successo prima

Tutto è nato molto prima. Alla fine di novembre del 1999 nella profonda provincia americana. Il “popolo di Seattle” lanciò l’onda d’urto del movimento no-global. Cioè contro quella globalizzazione del potere che in realtà era nelle mani di un gruppo ristretto di Stati, i più forti e i più ricchi, che si erano disegnati il ruolo di autorità sovrana mondiale. Seattle è stato solo l’inizio. I due anni successivi hanno messo a fuoco la ribellione. Guardate le date e la scansione, cioè l’escalation della protesta.
2000: aprile Washington, settembre Praga, ottobre Monreal (Spagna), dicembre Nizza.
2001gennaio Porto Alegre (Brasile), gennaio Davos (Svizzera), marzo Napoli, aprile Quebec, giugno Göteborg  (Svezia), luglio Genova. 
Dunque, è evidente che Genova è arrivata al termine di un percorso repressivo. La prova generale italiana è avvenuta a Napoli, appena quattro mesi prima ma non ha avuto lo stesso riscontro mediatico anche se i fatti sono stati altrettanto gravi. La manifestazione è stata sottovalutata, non c’erano inviati quel giorno e io stesso ho ricostruito gli eventi soltanto dopo, attraverso il processo ai poliziotti arrivato sempre troppo tardi, nel 2010, nove anni dopo.  Quello che è avvenuto nelle strade di Napoli, ma soprattutto nella caserma Ranieri forse è anche peggio – secondo denunce e testimonianze – di quello che è successo alla Bolzaneto. Arresti illegali in massa, insulti, pestaggi, umiliazioni, autentiche torture. Storie lontanissime da un Paese civile. Alla fine trentuno poliziotti indagati, ventuno rinviati a giudizio, dieci condannati (fra cui due funzionari) per sequestro di persona aggravato con pene irrisorie, da sei mesi a due anni e mezzo, dieci assolti perchè, anche in quel caso, reati prescritti: violenza privata, abuso d’ufficio, lesioni gravi, minacce. E con un particolare che somiglia, anche questo, a Genova: tutti gli imputati non solo confermati in servizio ma addirittura promossi mentre l’inchiesta era ancora in corso. Segno preciso di una copertura politica. Non è una questione di schieramenti: in quegli anni si sono succeduti governi diversi. Ma l’input, secondo il mio parere, era identico in quanto facente parte di quel gruppo ristretto di potenti. Gli Stati Uniti come leaders mondiali stavano perdendo il “pallino”. E la cultura no global rischiava di affossare anche quella economica (insomma cominciavamo a non vestire più all’americana) e allora bisognava rispondere duramente, stroncare il movimento. Ecco allora l’ordine. Non c’è altra spiegazione, perchè molti altri social forum ci sono stati negli anni successivi, ma non è mai più successo qualcosa neppur lontanamente simile, tutto si è risolto in qualche fisiologico scontro di piazza. Per capire Genova, insomma bisogna intanto pensare a Napoli. E poi magari all’11 settembre, sempre di quell’anno. Ma questo è (forse) un altro discorso. Di sicuro il capo supremo era sempre Bush.
Riflessione a margine. Ho molto apprezzato gli interventi odierni del ministro Cancellieri che ha dignitosamente rispettato la sentenza della Cassazione e anche il discorso del capo della polizia Manganelli che ha ammesso: “Adesso è il momento di chiedere scusa”. I cittadini, per tornare ad avere fiducia, devono vedere segnali nuovi e il cambiamento già avvenuto nei vertici è uno di questi. Non si possono proteggere elementi “sporchi”. Per ricostruire la vicenda di Napoli ho fatto qualche ricerca e sono rimasto allibito dagli episodi di malapolizia avvenuti in quella città. Corruzione, accordi con la criminalità, ma soprattutto verbali falsi, quel che mina la credibilità di un tutore dell’ordine ancor più degli eccessi. Manganelli ha parlato di una nuova cultura, di addestramenti diversi certo è che qualcosa bisogna cambiare per evitare che il marcio dilaghi (con parentesi talvolta tragiche) e inquini anche le forze buone, che sono per fortuna la maggioranza. Prima che sia troppo tardi. link

Ulteriori riflessioni suscita l'articolo di Concita De Gregorio su Repubblica, qui.


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