Nisida

Nisida

mercoledì 30 ottobre 2013

La mia banca è indifferente


Ieri arriva una lettera della banca ad oggetto: comunicazione importante in tema di adeguata verifica della clientela.
Stamattina quindi contatto la mia referente e chiedo spiegazioni in merito, dato che la lettera conteneva svariate minacce tipo chiusura del conto qualora risultassi inadempiente.
La mia interlocutrice mi spiega che si tratta delle norme antiriciclaggio e che devo andare in banca e compilare un questionario. Poi controlla il mio conto, dove risulta che io avrei già adempiuto alla bisogna.
Strano, io non me lo ricordo, si vede che l'ho fatto nell'ambito di altri adempimenti.
Nel dubbio mi ha invitata a passare in agenzia portando in visione la lettera.
Mi scusi, chiedo, ma se gliela mando via e-mail non va bene? No, risponde, perché se poi mi deve rilasciare la dichiarazione non vale via e-mail. Tutto questo con una banca che funziona anche on-line.
Non ci ho capito 'na mazza, solo che devo alzare il culo e andarci, tanto a loro che gli frega?
Eh sì, la mia banca è indifferente.

venerdì 25 ottobre 2013

Storia d'amore e di coltello

Poco fa io e la D.M. eravamo nel C44 e stavamo scendendo alla fermata di via Giotto.
Si sono aperte le porte e davanti a noi una scena da film: due uomini che lottavano finendo anche per terra. Uno si è rialzato e impugnava un coltello dalla lama molto lunga, l'altro perdeva sangue dal braccio schizzando ovunque, sul muro e per terra. Aveva una faccia grigia e si teneva il braccio. Alcune persone hanno afferrato la belva armata di coltello facendolo cadere e uno con un calcio ha lanciato l'arma sotto un camion in sosta. La lotta proseguiva nonostante i tentativi delle persone di fermare l'energumeno.
Io con grande velocità ho afferrato per il collo della giacca la D.M. e l'ho tirato dentro al pullman. La ragazza che guidava il mezzo era terrorizzata e non riusciva a muoversi, suonando solo il clacson per attirare l'attenzione. E allora la D.M. per prima cosa ha richiuso le porte e poi l'ha convinta a spostare il bus un po' più giù nella piazza perché nel frattempo s'era intasata tutta via Giotto. Nel frattempo un'altra ragazza chiamava il 113 e il 118.
Due vigili urbani sono stati avvisati di quello che stava succedendo dall'altro lato della piazza e noi li abbiamo informati anche del coltello sotto il camion.
Abbiamo ora saputo che il poveretto accoltellato è in gravi condizioni. Aveva anche ferite all'addome di cui non ci eravamo accorti ed ora è in rianimazione. Speriamo che se la cavi.
Dal giornale non si hanno notizie dell'accoltellatore, sarà certamente scappato. E speriamo che lo prendano. Una belva sanguinaria e pericolosa.

martedì 22 ottobre 2013

Le pere mastantuono


Sono delle pere molto piccole, tonde, dal gusto dolce, di colore giallo o verde. Si trovano alla fine dell'estate qui al sud ma erano diventate col tempo sempre più rare.
Da qualche tempo le ho viste nelle ceste dei fruttivendoli, molto più grandi e molto più costose (e molto più sciape). Arrivano a toccare  i 5 € al chilo, un'oscenità.
Ricordo una pianta di pere altissima, si trovava a Bomerano, vicino alla casa di un nostro caro amico. Era difficile coglierle le pere e aspettavamo che cadessero. Erano dolcissime e croccanti.
Poi l'albero non fece più frutti e fu deciso di abbatterlo per farne legna da ardere.
C'è una leggenda che riguarda appunto l'albero di pere mastantuono.
Un contadino aveva un pero molto dispettoso che nel corso degli anni non aveva prodotto neanche una pera, nonostante le cure. Per questo motivo, stanco di aspettare, decise di tagliarlo e di venderne il legno.
Uno scultore ne acquistò un pezzo di tronco e ne ricavò una statua raffigurante Sant'Antonio che fu benedetta e messa in chiesa.
Il contadino, saputo del fatto, andò a vedere la statua e disse:
"Io te cunosco piro, tu nun facive pere, mo' che sì sant'Antonio vuo' fà 'e grazie?" (io ti conosco pero, che non producevi pere, ora che sei sant'Antonio come puoi fare le grazie?).
Da questo origina probabilmente il nome pera mastantuono e la frase viene usata come un proverbio nei confronti di qualcuno che vuol sembrare buono e santo ma che invece non lo è.

domenica 20 ottobre 2013

La terra dei cuochi

Mangiamo le peggiori schifezze senza battere ciglio. Infiliamo negli zaini dei nostri figli merendine e pan carrè che puzzano di alcool appena li apri, sterilizzati con i raggi gamma. Compriano al supermercato scatolame e formaggi di cui nulla sappiamo, tipo scatoloni di pelati o di funghi provenienti dalla Cina che vengono poi riconfezionati in barattoli piccoli. Idem per la frutta secca, perché poi sulle etichette troviamo come provenienza la ditta che li ha riconfezionati, latte di cui ignoriamo la provenienza e mozzarelle fabbricate con latte per uso zootecnico, vino all'etanolo, olio di oliva extra vergine il cui colore è dovuto alle foglie di olivo macinate, pane fresco cotto in condizioni igieniche allucinanti, bastoncini surgelati con tetraciclina, uova deposte da galline immobilizzate che, quando le apriamo, i gusci si frantumano in mano, frutta bellissima ricoperta di conservanti (una volta un limone mi è durato sei mesi fuori al terrazzo), la crema cacao e nocciole personalizzata di cui sappiamo solo che le nocciole erano di passaggio, pesci ignoti, come il pangasio, venduto in filetti e servito nelle mense; dopo scopriamo che viene pescato nel Mekong.
E poi l'inquinamento atmosferico: una bella passeggiata in città che ci sistema i bronchi, e il fast food che la puzza di unto si sente da fuori le porte. Pensiamo a tutte le feste per bambini organizzate lì.
E nonostante tutto ciò è partita la campagna contro i prodotti ortofrutticoli zona Giugliano e Casertano. Le signore al mercatino chiedono al bancarellaro da dove viene e sentendo nominare l'hinterland si astengono. Alcune si rivolgono ai surgelati ma ignorano che i prodotti della terra dei fuochi vengono tranquillamente venduti alle aziende surgelanti. Questo vale pure per il nord, non crediate che la schifezza ce la mangiamo tutta noi, con la scusa del kilometro zero. Ricordate il cavallo nelle lasagne sparso urbi et orbi?
Ecco, con la globalizzazione il cibo tossico viene distribuito equamente ovunque.
E infine, dalla terra dei fuochi alla terra dei cuochi: l'agromafia rifornisce direttamente i ristoranti.

mercoledì 16 ottobre 2013

Telecom... olè

La settimana scorsa mia nuora mi ha raccontato questa storia.
Dopo la morte dello zio hanno comunicato a Telecom la cessazione dell'utenza, causa decesso dell'intestatario. Le hanno chiesto di inviare un fax allegando anche l'ultima bolletta.
Il mese successivo puntualmente è arrivata la bolletta da pagare e allora lei ha ritelefonato a Telecom per sapere come mai non era stato staccato il telefono. Le hanno risposto che la pratica non era completa, mancava il certificato di morte. Invia un nuovo fax aggiungendo anche il certificato di morte ma nulla accade, arriva la nuova bolletta. Ritelefona a Telecom e le chiedono se ci sono eredi. Eredi di che? dice mia nuora, dell'apparecchio?
La linea sta ancora là in funzione e son passati circa 4 mesi dalla prima richiesta.
Finalmente la nuora s'è decisa a contattare Federconsumatori.
E questi sono stati comprati dagli spagnoli? Meritavano di essere venduti al Burkina Faso, senza offesa per il Burkina.

Ora mi piacerebbe capire: uno che non muore come fa a dismettere un'utenza Telecom, visto che manco i morti ci riescono?

martedì 15 ottobre 2013

Leghisti a Napoli

Questa mattina nel 130 una signora è salita e strillando con tutta la sua voce s'è lagnata di aver aspettato un'ora sotto la pensilina.
Nessuno si è unito alle sue proteste, stranamente. Di solito parte il coro di lagne e la gara a chi ha atteso  di più.
Dopo circa un quarto d'ora la suddetta signora ha offerto agli astanti la sua soluzione al problema dei migranti. Nessuno li vuole, Malta li caccia, neanche Cipro (Cipro?) li vuole e solo noi li facciamo sbarcare tutti a Lampedusa. Ed ecco la genialata: mettiamo le vedette e le navi e rimandiamoli indietro al loro paese.
Signora, ho detto, lo abbiamo fatto finora. Si chiama legge Bossi-Fini e prevedeva accordi con Gheddafi. Non abbiamo saputo né voluto sapere dove andavano a morire quei poveri cristi
Fortuna che son dovuta scendere, ero arrivata. Sicuramente non sarebbe finita bene, ho ancora le balle che mi girano.
A proposito, la signora aveva detto di essere un'insegnante e stava andando a sostituire una collega.
Ecco come siamo messi, anche con la scuola.
Non ho messo il tag "succede a Napoli" perché potrebbe accadere ovunque. E comunque non avrei voluto sentirlo qui un simile discorso.

sabato 12 ottobre 2013

Il medioevo prossimo venturo

Ormai è storia vecchia. Ciclicamente io passo guai con informatica e affini.
Mi ha lasciata il router e il Samsung s'è messo a dare i numeri. 
Ho recuperato il vecchio Nokia ma le due batterie si scaricano subito, basta una telefonata. Vuoi vedere che ha ragione la D.M. che continua ad usare un cell prodotto subito dopo la scoperta dell'America?
Aspettando il pargolo che mi porti il vecchio router da casa sua accendo il desk usando la connessione via cavo.
Sorpresa! Il Pc ha perso la memoria e torna ogni volta alla sua data di nascita, quella del Bios: 01.01.2001.
Apro il catafalco alla ricerca della pila a pastiglia che di solito è alloggiata sulla Sk madre e non la trovo.
E non mi ricordo neppure il nome della Sk madre, onde chiedere lumi a qualche smanettone.
Vabbè. Aspettiamo il pargolo, che il Pc lo ha montato lui e saprà pure dove sta la pila.
Ok, tutt'appost! Il pargolo neanche lo sa e finalmente, dopo aver ravanato un bel po' dentro il cascione e aver smontato la Sk video con relativo dissipatore, emerge la pila in tutto il suo fulgore. Ce l'aveva piazzata giusto sopra la Sk video, ecchevvuoivedè?
Letto il codice della pila mi sono ricordata che è lo stesso di quello del misuratore della glicemia, quindi l'ho tolto dal misuratore e l'ho inserito nel Pc. Zerocalcare ci fa un baffo a noi.
Il router nuovo va una scheggia e il segnale sul cell lo si rileva fino al pianterreno. Anche il tablet lo vede, finalmente.
Ma se po' campa' accussì? Quasi rimpiango i tempi dei segnali di fumo e dei piccioni viaggiatori.
Ma non disperiamo, eh? 

giovedì 10 ottobre 2013

Chi prima e chi dopo

Ieri dopo l'ennesimo nubifragio gli abitanti di piazza Carlo III, avendo capito che nessuno sarebbe intervenuto a spalare il fango che si era accumulato, si son dati una mossa e con pale, secchi e guanti hanno ripulito tutta la zona.
Noi qui invece lo abbiamo fatto il giorno prima. Poichè il temporale della sera prima aveva trascinato e otturato tutte le saittelle della zona, alcuni condomini, tra cui la D.M. hanno raccolto foglie, plastiche, copponi di ruote e tutto quanto la furia delle acque aveva trascinato a valle, riempiendo diversi sacchi neri. Così abbiamo aspettato serenamente il successivo diluvio che non ha fatto danni, trovando la strada pulita.
Logicamente questo perché nei giorni precedenti non s'è vista neanche l'ombra di spazzini e affini.
Abbiamo così compreso che se non lo facciamo noi non lo fa nessuno, benché noi qui si paghino fior di tasse, in misura anche superiore ad altre città.
Prossimamente passeremo a segare alberi pericolanti, prima che decidano di abbattersi su malcapitati passanti.
Ma c'è una cosa che quanto prima faremo di sicuro.
Abbiamo scoperto che la fontana di Tatafiore a via Scarlatti, nota ai vomeresi come "la vasca dei capitoni" butta acqua continua, non disponendo di apposita pompa di riciclo. Segnalato più volte questo spreco, al Comune e alla Municipalità, codesta fontana continua a buttare imperterrita, nel più totale menefreghismo delle autorità, per cui la D.M. ha detto (e quello lo fa, eh?) che una di queste mattine va lì armato di chiave dell'acqua e la chiude. Ha già fatto un sopralluogo e localizzato il gruppo di tubi interessati.
Non so che reato sia questo ma lui ha detto che se ne fotte. Vabbè tanto mo' fanno indulti e amnistie, siamo a cavallo.

domenica 6 ottobre 2013

Il volo


Carlo Lizzani è morto suicida, come Monicelli. Entrambi hanno avuto una vita piena, ci hanno lasciato le loro opere, hanno ricevuto premi e soddisfazioni. Ed è stato triste vedere le loro vite spegnersi su un marciapiedi.
E' l'eutanasia all'italiana. In Italia non è consentito alle persone un fine vita dignitoso e allora resta solo un volo dal balcone.
Non conosco i motivi per cui Lizzani lo abbia deciso, all'età di 91 anni, ma ho sempre pensato che una lunga vita sia dura da sopportare. Magari il coniuge non c'è più, i figli hanno la loro vita che li porta in giro per il mondo e ormai con la scomparsa del posto fisso il lavoro lo si rincorre dove lo si trova.

E' capitato con mio suocero che è morto a 90 anni meno qualche giorno. Diceva spesso che era stanco di vivere ma non era malato e neanche depresso. Le giornate erano tutte uguali e anche le notti.
Poi quando si ammalò ci chiedeva nei momenti di lucidità di lasciarlo andare, di non curarlo più, che sarebbe servito solo ad allungargli l'agonia e le sofferenze. E così fu, aveva ragione.
Io spero che gli italiani riescano ad ottenere una legge che consenta di finire la propria vita coscientemente e che ci sia risparmiata l'unica possibilità che al momento ci resta: il salto nel vuoto.
Altrimenti, per chi ha i denari, c'è la Svizzera, extrema ratio.


venerdì 4 ottobre 2013

Ue' !

Dopo l'immane tragedia di Lampedusa, tutti invocano l'intervento dell'Europa, ma come ha detto ieri sera Romano Prodi nell'intervista a Gazebo, finora tutti i tentativi sono falliti. Quando sembrava che avessero raggiunto un minimo di accordi, gli Stati aderenti si sfilavano.
Qui l'intervista a Prodi.
http://www.youtube.com/watch?v=5TrL1Fv18KA