Nisida

Nisida

mercoledì 25 giugno 2014

La rivolta dei ferri da stiro

Tutti sanno quanto io ami stirare (e pure loro ne hanno preso coscienza).
Sabato scorso il pargolo doveva andare al matrimonio di una carissima amica e mi chiese di stirare le due camicie che si era portato e che nel viaggio si erano un po' stropicciate.
Presi perciò il ferro da stiro piccolo, non c'era un gran lavoro da fare. Riempio il serbatoio, attacco la spina e comincio a stirare. Pochi minuti e una cascata d'acqua si abbatte sulla camicia bianca.
Spaventatissima stacco tutto ma il ferro continua a perdere.
Ok, prendiamo la Stirella. Riempio il serbatoio e comincio. Stiro le due camicie, trovandomi stiro anche un pantalone e due asciugamani di canapa, di quelli irriducibili.
Al secondo asciugamani, dai fori della Stirella, escono assieme una fiammata tipo draghetto e il vapore, che vanno a bruciare la tela dell'asciugamani.
Giuro, mai vista una cosa simile, eppure ne ho scassati tanti di ferri da stiro.
Ora mi trovo questi due cosi, uno scorre come un rubinetto rotto e l'altro sembra funzionare, ma sono io che non mi fido.
Sto ancora tremando al pensiero che poteva bruciare la camicia del figlio (che è costretto a farsele fare su misura viste le dimensioni). Dove ne andavamo a pigliare un'altra?

'A vita è 'nu muorzo ....

Così deve aver pensato Luis Suarez quando ha morsicato Chiellini sulla spalla.
E quando mi ricapita? Carpe diem.
E Chiellini che proprio un gentiluomo non è, mostra i segni dei dentini come i bambini all'asilo.
Mi ha fatto la bua, il cattivone!


giovedì 19 giugno 2014

Tommaso non se ne va



La settimana scorsa apro il web e trovo una brutta notizia: Tommaso Ederoclite, ex portavoce del Pd della provincia di Napoli, è stato coinvolto in un tentativo di rapina. Quattro ragazzi col motorino lo hanno inseguito e hanno provato a rubargli la macchina. Gli hanno anche sparato contro. Insomma non è stata davvero una bella esperienza, arrivata poi in un momento di forte scontro all’interno del Pd che hanno spinto il segretario provinciale a revocargli l’incarico di portavoce.


Oggi, dopo un po’ di giorni di elaborazione dello shock, Tommaso ha reagito con un post che è un manifesto politico di quelli che fa piacere leggere e che non posso non condividere anche con voi.


Già il titolo è tutto un programma

Nonostante tutto resto a Napoli, e v’aggià scassà ‘o cazz


“È quasi passata una settimana. Ho ricevuto centinaia di telefonate e messaggi. Tutti di affetto, stima, e devo dire che anche l’ironia non è mancata. Forse le telefonate ironiche sono quelle che più ricorderò, perché alla fine mi davano il senso del confine che non dovevo varcare con la mente, ovvero il senso della realtà e della razionalizzazione di un fatto tanto grave quanto – ahimè – normale.Ho incontrato decine di persone, hanno tutti più o meno speso parole di vicinanza, le ho ascoltate tutte, e ne farò tesoro.La cosa che ho tolto subito dal tavolo delle discussioni, del confronto, sono state le motivazioni politiche alla base di un tale gesto di violenza. Lo dico e lo ribadisco per l’ultima volta, a tutti. È stata un “semplice” tentativo di rapina, e come tale va trattato.Quello che mi ha lasciato questa esperienza di “ordinaria violenza” è una cosa che non credevo di vivere. Quando vado a prendere il treno, ad esempio, sto attento a camminare da solo nel sottopassaggio, a restare da solo in una carrozza di treno. E di reazioni così ne ho controllate parecchie nella mia persona in questi giorni. Come a guardarmi le spalle più volte quando imbocco il vicolo dove abito, o a cedere il passo ad una porta in un bar, o all’entrata del pullman perché mi rassicura entrare per ultimo. E forse nei prossimi giorni di reazioni così ne noterò altre.Questo è il mio punto di vista psicologico, quello umano, ma il dato politico alla fine – pur non volendo analizzarlo – me lo sono trovato davanti.Vivo a Napoli da sempre, frequento il centro storico (e non solo) da quando avevo 16 anni e mai – mai – mi è accaduto qualcosa. Ci venivo durante il liceo, andavo a Officina 99, ho preso una laurea in questi vicoli, un dottorato, ci ho passato le serate con gli studenti dopo aver fatto gli esami di Scienza Politica e Comunicazione Politica, fuori al “Perditempo”, poi al “Lemme Lemme” di Piazza Bellini. Interi anni.Ho avuto la possibilità di lasciare questa città molte volte. Due anni in Cina per un progetto di ricerca, uno a Toronto, e poi una proposta su Boston e via dicendo. Per un motivo o per un altro, non sono mai stato convinto di lasciare questa città, i miei spazi, la mia famiglia, pur sapendo che le prospettive di lavoro erano migliori, che la qualità della vita sarebbe stata differente. Non sono mai andato via e francamente una chiara ragione per restare qua non l’ho mai avuta, se non quella di restare nel luogo che più sento vicino a me culturalmente, che conosco bene, sul quale so come muovermi.Ma dopo giovedì notte e quei due colpi dietro la mia auto qualcosa è cambiato. Le domande sono più o meno le stesse, ma i percorsi mentali sono cambiati, e non di poco.Sono andato a trovare i miei una di queste sere, l’ho fatto soprattutto per rassicurarli. Loro vivono ancora in quel quartiere che ho lasciato più o meno i primi anni di università. È ancora tutto fermo, niente servizi, ancora i ragazzi sotto le scale delle palazzine a fare “nulla”, dove oltre meno è cresciuto anche Insigne, per capirci, uno di quei quartieri dove per uscirne devi lavorare parecchio.Stavolta li ho guardati con occhi diversi, e mi sono chiesto come mai sono finito “a far politica” e a farla qui, dove sono cresciuto. Ebbene io prima non lo sapevo, ma ora credo di esserci arrivato.Io non me ne vado perché voglio che quel quartiere si rialzi, io non me ne vado perché voglio che quei ragazzini più che farsi di coca e rapinare qualcuno vadano al cinema, a giocare a calcetto, ad ascoltare un buon gruppo musicale. Non me ne vado perché voglio che si possano prendere i mezzi con tranquillità, che siano efficienti, sicuri. Resto qua perché voglio che mio cognato non debba trovare lavoro a Prato o a Mirandola lasciando i figli e la moglie qui, non me ne vado perché voglio che il ceto politico si preoccupi della cosa pubblica e non di quella personale e privata, non me ne vado perché voglio che la politica si preoccupi delle persone, di come migliorare la loro vita, che li spinga a diventare innanzitutto cittadini.Non me ne vado per questi ed altri cento motivi, potrei stare ore ad elencarli.Ma soprattutto non me ne vado per la madre di tutte le ragioni e che da sempre mi spinge a rimanere qui…non me ne vado perché la mia pazienza e la mia volontà non hanno limiti e – come si dice nel mio quartiere – v’aggià scassà ‘o cazz”.

martedì 17 giugno 2014

Disastri

Dopo la tromba d'aria e il nubifragio che ha colpito ieri Napoli, si contano i danni. Tra i più gravi ci sono quelli alla Reggia di Portici e all'Orto Botanico, sede della Facoltà di Agraria della Federico II.
Si sta già lavorando per ripristinare i luoghi al più presto possibile.
Il video documenta i danni subiti.




Le murrine leonardesche

La murrina è un metodo di lavoro che viene fatto con il vetro. Le lavorano a Venezia ma in oriente le facevano già 4000 anni fa. Viene composta da più strati di vetro fuso su un vetro centrale e di solito ha disegni geometrici o floreali. Il pezzo di vetro viene allungato ed affettato rivelando così il disegno interno.
Qui invece possiamo vedere la stessa tecnica usata per creare ritratti e riproduzioni di dipinti come questa incredibile Vergine delle rocce di Leonardo da Vinci.
Una fetta di questa murrina costa $ 5.000.